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INPS, scatta divieto licenziamento se rientri in questa categoria

Appartenendo alla lista dei beneficiari relativi a questo contributo, il lavoratore è tutelato dal rischio di perdere il lavoro. Di cosa si sta parlando

INPS (Foto Adobe – pensioniora.it)

Per molti lavoratori, specie se giovani, dopo aver trovato un’occupazione, la questione seria che si pone è quella di mantenere saldo il posto (a meno che non ci sia di mezzo un contratto a tempo determinato) e subito dopo di conciliare il lavoro e la vita quotidiana. In effetti, il lavoro è compreso nella vita quotidiana; ma non tutta la vita quotidiana è lavoro. In alcuni casi, ciò diviene un nodo difficilmente risolvibile.

Basti pensare le istanze generate dalla famiglia. È vero, dipende quale famiglia si intende. Se si parla della famiglia di origine, spesso diviene un ostacolo insormontabile quello che vorrebbe assistere l’handicap o i problemi di salute di un genitore più o meno anziano, e le condizioni economiche sono spesso tali (cioè insufficienti) da non potersi permettere di pagare l’assistenza di una struttura sanitaria di lungo degenza. Si ricorre dunque alla badante, ma attenzione: va regolarmente assunta, niente lavoro a nero.

INPS, niente licenziamento se si usufruisce del beneficio

INPS (Foto Adobe – pensioniora.it)

Non di meno sono vicissitudini da affrontare nel contesto della propria famiglia. Da questo punto di vista però, sono previste maggiori tutele da parte dell’ordinamento previdenziale, il quale fornisce un buon numero di strumenti INPS. Innanzitutto, una lavoratrice o un lavoratore, una volta che stanno per diventare, rispettivamente, madre o padre di un figlio, debbono necessariamente assentarsi dal posto di lavoro.

Per la lavoratrice, le ragioni sono ovvie, ma quello che è noto come congedo di maternità, esiste anche nella “versione” maschile del congedo di paternità. Ad ogni modo, il congedo obbliga ad astenersi dalle attività di lavoro: verso le lavoratrici, l’astensione è pari a 5 mesi, solitamente divisi tra i due mesi prima del parto ai cinque mesi successivi alla nascita. Per il padre, invece, il permesso si conta in 10 giorni (20 giorni, in caso di parto plurimo), non necessariamente continuativi ma fruibili ad ore, nello stesso range temporale concesso alla madre del bambino.

Uno degli ultimi atti del governo Draghi e ufficializzato dall’INPS è stato quello di impedire il licenziamento dei genitori entro il primo anno di vita del figlio, dopo il godimento del congedo. In particolare per i neo papà, visto che le norme già tutelano in tal senso le neo mamme. Analogamente, in caso di dimissioni senza preavviso, durante il divieto di licenziamento, entrambi i genitori possono richiedere ed ottenere l’indennità di disoccupazione Naspi.

 

 

 

Pubblicato da
Roberto Alciati