L’ultimo orizzonte dell’IA riconosciuto dall’opinione pubblica al vaglio non solo della vita quotidiana ma anche dei trucchi da scolaro. I particolari
C’è un sufficiente abisso generazionale per comprendere a fondo come viene oggi vissuta la scuola dai giovani allievi, in piena convivenza col progresso tecnologico, sia quello consentito all’interno delle aule sia quello “clandestino” introdotto per scopi che esulano ampiamente dal sostegno all’insegnamento. O meglio, occorre sicuramente parlare di un “sostegno”, ovvero di un “aiutino” per incamerare una buona interrogazione o un buon compito in classe.
È noto come nelle prove mensili più importanti che portano i maestri e i professori a sottoporre ad estenuanti tour di verifiche le classi che hanno sotto la loro responsabilità, gli stessi debbano prendere delle contromisure per garantire trasparenza e che gli studenti rispondano verbalmente o per iscritto secondo la loro autentica conoscenza e preparazione. Già dal “sequestro” dello smartphone, capace di aprire con un tap dizionari, bagnami e note di appunti, si apre la vexata questio per eccellenza: ovvero, se questo strumento debba essere ammesso a scuola.
Se il cellulare pone sul tavolo domande di leicità nei consigli dei professori, tra i presidi e i direttori degli istituti anche di istruzione primaria, perché non figurarsi quale dibattito interno possa aprire l’introduzione a scuola dell’Intelligenza Artificiale? A parte che in alcuni istituti si centellina il gessetto, e di guarda ai bilanci per poter far rientrare il rifacimento di strutture in alcuni casi fatiscenti; ma oggi, ad essere sottoposta ad interrogazione è la tradizionale qualità dell’istruzione, dei suoi relativi modelli.
Più di un’istituzione nel campo della ricerca e delle indagini sociali ha sottolineato come la tecnologia, se “somministrata” senza limiti all’interno della propria vita, finisce per impigrire le normali azioni cerebrali che portare l’individuo a pensare criticamente a ciò che fa o che decide di voler fare. Può uno strumento altamente avanzato come Chat GPT, salito agli onori della cronaca, contribuire ad un nuovo modello di comprensione?
Il chatbot, lanciato dalla società Open AI nel novembre 2022, pone – come si nota – più domande piuttosto che suggerire risposte. Tale modello di IA si basa sull’apprendimento automatico, e dunque è in continuo aggiornamento. Dal punto di osservazione del banco, però, si può ipotizzare che esso possa consentire la stesura automatica di un tema, una volta che l’algoritmo ha acquisito l’argomento. Potenzialmente, ogni studente può rivolgere qualsiasi domanda e al primo input, ChatGPT elabora a stretto giro il tema scolastico. Forse, però, il tema prodotto si contraddistinguerà per la scarsa ricchezza linguistica tipica dei bot, un linguaggio freddo e un contenuto che non sempre deriva dall’incrocio delle informazioni più veritiere e rilevanti; insomma, per i prof, un motivo in più per scoprire l’inganno.