Fissato il nuovo limite sul criterio reddituale e patrimoniale a carico del nucleo familiare, oltre il quale non si ottiene la misura. Ecco il massimo
Le leggi di bilancio messe a punto dai governi sembrano tradire il riflesso di crisi applicato all’economia nazionale e ai redditi dei cittadini. Non è così, nella realtà; a trarre in inganno sono le specifiche prerogative costituzionali che spesso sono ben lontane dal raggio di considerazione del metro utilizzato semplicemente dal mercato. Dunque, si agire su una fotografia sociale tutt’altro che astratta.
Altrettanto poco astratta è la componente della famiglia, particolarmente adottata dall’ultima legge di bilancio. D’altronde, non poteva essere altrimenti, sia per sensibilità politica delle forze rappresentate dalla squadra di ministri, sia perché l’unità sociale più elementare costituisce il primo referente danneggiato dalle dinamiche erosive della escalation inflazionistica.
I piani del governo Meloni si sono tradotti su un piano prettamente economico, come è noto, con la prosecuzione dell’adeguamento ISTAT di cui hanno principalmente beneficiato gli importi delle pensioni INPS. Tra l’altro le tempistiche di rivalutazione sono passate da annuali a trimestrali, con il vantaggio di modellare le entrate in base a dei criteri inflazionistici più vicini al reale, e per i cittadini, un differenziale che dopo un anno non predilige più soltanto le percentuali al rialzo.
Il sistema di perequazione ha ridefinito inoltre le pensioni minime, portate a 600 euro per gli over 75. Da un punto di vista previdenziale, al contrario, si valorizzano – e sono stati rivalorizzati i bonus a carattere sociale, in primis relativi alle nascite. Le misure traghettate ancora per tutto il 2023 sono state l’Assegno Unico e il Reddito di Cittadinanza. Il secondo è quello su cui pesano maggiormente le modifiche.
Il RdC, innanzitutto, cesserà dal 1° gennaio 2024, sostituito definitivamente dal nuovo contributo MIA, la misura di inclusione sociale che vedrà la sua apparizione già dal prossimo settembre. La ridefinizione che ha comportato l’inedita distinzione tra nuclei con soggetti fragili e lavoratori, necessaria per l’assegnazione delle due opzioni di importi, come quelle di rinnovabilità o meno, presenta il nuovo criterio ISEE indispensabile per richiedere la misura: si tratta di un indice che non dovrà superare il tetto complessivo di 7.200 euro, di cui il reddito familiare dovrà limitarsi ad un massimo di 6mila euro.