Insieme a molti vantaggi, grazie all’aumento delle maggiorazioni, il contributo alle famiglie presenta alcuni paletti a cui prestare cautela. Ecco quali
Il mese di aprile rappresenta annualmente un crocevia nell’ambito dei calendari previdenziali dell’INPS. No, la questione non riguarda soltanto le pensioni, le quali vengono evase nei primi giorni di ogni mese, quanto piuttosto le fitte scadenze che – è il caso di dirlo – scandiscono quotidianamente il grande apparato della previdenza sociale nei confronti dei variegati profili dei cittadini.
Negli ultimi anni (almeno cinque) si è ulteriormente assistito alla prevalenza dei caratteri di urgenza degli strumenti messi a disposizione dallo Stato tramite la delega dell’ente previdenziale, rispetto ad un’articolazione sistematica – anche a costo di alimentare confusione – delle misure ordinarie. Invece, la programmazione ha prodotto un pugno di strumenti rimasti indenni dai cambiamenti delle leggi di bilancio, ed è aumentato il numero di bonus transitori.
D’altronde, la valutazione costante del credito in mano all’INPS costituisce una circostanza non di secondaria importanza, dal momento che nell’attuale occhio del ciclone della crisi globale, la straordinarietà delle erogazioni ha ridotto il margine di tempestività necessario per tamponare i contesti reddituali più problematici. Di fatto, però, almeno per il 2023, si può stare tranquilli rispetto alla riconferma di alcuni strumenti.
Si ritrova ancora per quest’anno (ma soltanto per quest’anno) il Reddito di Cittadinanza, con tutte le modifiche subite in occasione dell’ultima legge di bilancio e con l’esordio alle porte (dal prossimo settembre) della MIA, la misura di inclusione attiva, prima della completa sostituzione a partire dal 1° gennaio 2024. Maggiori sicurezze arrivano invece sul fronte dell’Assegno Unico e universale per le famiglie.
Aprile segna l’inizio ufficiale della seconda annualità di erogazioni, dopo la scadenza della presentazione delle domande di rinnovo e delle nuove richieste alla fine di febbraio. In realtà, questo mese è il mese per antonomasia degli arretrati, dunque stanno giungendo gli accrediti relativi anche (e ancora) al 2022. Pertanto, l’inizio dei pagamenti AUU inizieranno a maggio, con tutto il carico di novità concernenti le nuove maggiorazioni: aumentano del 50% gli importi per i figli a carico di età inferiore a un anno; 50% in più sugli importi per i nuclei familiari con almeno tre figli, nella fascia di età da uno a tre anni, con un ISEE fino a 40mila euro; più 50% ai nuclei con almeno quattro figli a carico. Inoltre, ai nuclei con figli disabili spetta un assegno attestato a 189,20 euro se l’ISEE raggiunge 16.215 euro nel 2023. Per godere di tutto questo, se in possesso dei criteri richiesti, occorre però fare attenzione ai tempi, dato che presentando la domanda entro il prossimo 30 giugno, non solo si ottiene il riconoscimento ma anche gli arretrati di gennaio. Oltre tale scadenza, addio alle sei mensilità arretrate; si riceverà soltanto la mensilità corrente.