Anche una figura così indispensabile per molti anziani e per le loro famiglie è investita di questo importante diritto previdenziale. I particolari
Il tema dell’assistenza sanitaria in Italia rappresenta un nodo cruciale nella comprensione delle dinamiche che regolano la società. D’altronde, qualsivoglia trasformazione non avviene senza considerare la composizione della popolazione italiana; si tratta di una quota demografica ampia, quella degli anziani, che si confronta con una popolazione di nuove generazioni in lenta discesa.
In termini di futuro, senza un arresto di questa tremenda parabola discendente, un Paese, generalmente, non ha un avvenire se privo di urgenti politiche sociali di immediata attuazione. In termini pratici e numerici, la mancanza di sufficienti forze lavorative di domani impedirà di finanziare con i contributi previdenziali le erogazioni delle pensioni e, soprattutto, di assicurarle. In sostanza, verso questa tendenza, il sistema collassa.
Se fai la badante, la Naspi è garantita ma a queste condizioni
Al contempo, è noto come in virtù della peculiarità anagrafica salga parallelamente la spesa sanitaria pubblica, in un circolo vizioso di voragini nelle coperture finanziare (per assicurare i relativi servizi) senza soluzione di continuità. Quando un anziano genitore, per malattia o semplicemente per inesorabile vecchiaia, diventa non autosufficiente nelle sue mansioni domestiche, sarebbe quantomai necessario il ricorrere al vitto e all’alloggio di una struttura sanitaria.
Lo stereotipo di quest’ultima tende a quest’immagine: una struttura spesso privata o convenzionata con il SSN, per il cui accesso ad un posto letto segue una lunga lista di attesa. Sempre più spesso, i figli dei suddetti genitori, lavoratori e a loro volta con prole a carico, non hanno sufficienti risorse, né la pensione può bastare a coprire le rette. È allora che subentra la nota figura della badante.
In questo modo, il soggetto bisognoso di assistenza e cure non deve allontanarsi da casa e può essere comodamente raggiunto dalle periodiche visite dei figli e dei parenti. La badante è una figura professionale riconosciuta a tutti gli effetti dalla previdenza, e dunque si impone un regolare contratto di assunzione e degli obblighi di versamento dei contributi da parte del datore di lavoro, ovviamente rispettando i diritti di festività, malattia e ferie. Un lavoratore dipendente, insomma; come tale, non sarà difficile immaginare che una badante, in seguito a licenziamento involontario, può dunque beneficiare dell’indennità di disoccupazione provvisoria Naspi, per una durata di 6 mesi. Nel frattempo si può svolgere del lavoro occasionale purché i compensi annui non superino complessivamente i 5mila euro l’anno (2.500 euro massimi per ogni committente). La soglia totale con la cumulabilità dello status di disoccupazione non dev’essere superiore a 8.145 euro di redditi da lavoro dipendente e 4.800 euro di redditi da lavoro autonomo.