Sembrerebbe lo stipendio di base per soddisfare le necessità di base, se non fosse che i problemi iniziano alla fine della carriera professionale.
Quando la cartina di tornasole sui costi da affrontare nella quotidianità sono gli effetti di una crisi che in un anno è passata agevolmente dall’energia all’economia globale, allora appare che qualsiasi entrata, ad un livello medio, sia sostanzialmente insufficiente. Non solo, occorre far fronte alle lacune di uno stipendio, oppure di una pensione, rivolgendo lo sguardo ai risparmi (quando ci sono).
Dal febbraio 2023 si è assistito ad effetti che hanno annullato taluni margini di sostenibilità da parte di alcuni guadagni e profitti. La causa a lungo termine è rappresentata dall’inflazione, la cui corsa ha raggiunto agevolmente le due cifre percentuali di crescita. Ciò si ripercuote in primis sui prezzi dei beni al consumo (ponendo elementi di rischio tra i beni essenziali) e sui servizi.
Se guadagni 1.200€, questa sarà la pensione di domani
Da un altro lato, l’inflazione ha fatto sentire la sua presenza tramite anche in termini economici più macroscopici, quali quelli sui tassi di interesse sul costo del denaro e dei servizi, innalzati dalla Banca Centrale Europea come dura forma di contrasto a partire dallo scorso autunno. Tale effetto si è percepito sui mutui, annullando le reciproche convenienze sulla modalità a tasso fisso che a tasso variabile, e spingendo su un incremento fino a 250 euro in più al mese sulle rate.
La domanda della vita sembrerebbe quella cui ci si chiede quale sia lo stipendio mensile che garantisca una vita dignitosa. In realtà, quella ancora più complicata è domandarsi quanto occorre guadagnare per ricevere una pensione adeguata. Si sa che il rateo della pensione sarà nel futuro indiscutibilmente più basso rispetto allo stipendio del presente. Alcuni lavoratori si impegnano a riempire questa lacuna alimentando una pensione supplementare.
Di fronte a lavori part time e a contratti a tempo determinato, un buon stipendio di partenza si aggira intorno ai 1.200 euro netti al mese. È drammatico se questo si mantiene un po’ per l’intera vita professionale. Con l’attuale sistema contributivo, la base è quella di una retribuzione lorda annua di 23mila euro. Ciò significa, con l’attuale sistema contributivo, che a 67 anni e 41 anni di lavoro svolto, la pensione di vecchiaia dell’INPS con cui si vivrà mensilmente sarà pari a poco meno di 1.100 euro.