Si avvicina il primo importante appuntamento con le scadenze imposte dall’ultimo piano di rottamazione delle cartelle. Come occorre regolarizzare
In fondo, ogni governo presenta delle costanti, qualunque sia la politica prima inneggiata in campagna elettorale e poi seguita e stilata nella manovra di bilancio. Le odierne circostanze e quelle appena trascorse (nell’arco del precedente anno) non potevano imporre un comportamento eccezionale: la crisi economica ed quella energetica ha prodotto, in Italia, il rilascio di risorse finanziare straordinarie a favore della tenuta dei redditi più bassi.
Non solo; la crescita dell’inflazione ha imposto un processo di adeguamento delle entrate senza precedenti, con la pretesa di restare al passo con il rialzo straordinario dei prezzi sui beni di consumo e sui servizi. In special modo sulle pensioni, si è assistito all’anticipo di una frazione della rivalutazione ISTAT, per gradualizzare l’uscite delle somme adeguate nelle casse dell’INPS, fino al parificazione (dallo scorso gennaio) con i ritmi a due cifre percentuali degli importi.
Quando si è definitivamente insediato il governo Meloni (ad ottobre 2022), le prime misure sono apparse come tracce di una continuità politica con il precedente esecutivo presieduto da Mario Draghi. Gli indizi a suggerire ciò sono stati la conferma dei precedenti bonus fiscali, dell’Assegno Unico per le famiglie e della proroga del Reddito di Cittadinanza (sebbene estremamente modificato).
Per finanziarie queste e le altre misure per contrastare il progressivo impoverimento dei redditi, tra cui, non ultimi in ordine di importanza, i bonus bollette, bisogna provvedere a riempire il forziere delle casse statali. All’atto pratico, ecco che si passa, dunque, all’atto più consueto de non inevitabile, in questi casi; la costante per eccellenza sotto il profilo fiscale: la rottamazione delle cartelle esattoriali.
Dal 1° gennaio 2023, si è dato immediatamente seguito allo stralcio degli importi fino a mille euro (fino al 31 dicembre 2015), la cui riscossione è ritenuta troppo onerosa per lo Stato rispetto ai debiti da esigere. Dai mille fino a tremila euro, i debiti dal 1° gennaio 2000 al 30 giugno 2022 possono essere restituiti con una definizione estremamente agevolata. A partire dalla riduzione del debito: ossia, l’eliminazione degli interessi di mora e delle sanzioni. La riscossione può avvenire con un’unica soluzione entro il 31 luglio 2023, oppure tramite un pagamento dilazionato, rateizzabile fino a 18 rate in 5 anni. Intanto, il termine del 30 aprile 2023 ricorda a tutti gli interessati di manifestare l’adesione al piano di restituzione.