Devi sapere questa cosa se andrai in pensione quest’anno

Nuovi indici sono subentrati nel calcolo del trattamento pensionistico destinato. a coloro che accederanno da quest’anno. Di cosa si sta parlando

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Pensione INPS (Foto Adobe – pensioniora.it)

È nella logica del funzionamento delle casse dello Stato che per far entrare le nuove generazioni di lavoratori è necessario che una buona parte di quelli all’interno da qualche decennio, si congedino. Si tratta di quel delicato equilibrio di cui è composto il mondo del lavoro. Dunque, in un Paese come l’Italia, quindi mediamente invecchiato dal punto di vista dell’età media della popolazione, il problema concreto consiste nell’assicurare il pagamento delle pensioni.

Soprattutto in un periodo di generalizzata stagnazione, l’introduzione di nuovi lavoratori comporta necessariamente che gli altri debbano far posto, fuoriuscendo per requisiti minimi raggiunti ai fini pensionistici; ma se tanti di quest’ultimi escono, l’INPS rischia di mandare in default le sue stesse casse: i contributi versati dai datori di lavoro dei primi o pagati dai lavoratori a partita iva, non sarebbero sufficienti per coprire le erogazione delle pensioni di oggi.

Cosa succede se si va in pensione da quest’anno

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Pensione INPS (Foto Adobe – pensioniora.it)

Prima della definitiva formulazione della legge di bilancio, il governo Meloni aveva pensato di istituire dei contributi, o meglio delle somme premiali per trattenere, nelle loro mansioni, quei lavoratori che hanno appena raggiunto i requisiti pensionistici. Questa misura non si è più realizzata, ma rappresenta uno dei tanti episodi che finisce poi per sfociare nel passaggio da un sistema transitorio all’altro per regolare la “tentazione” di ottenere la pensione anticipata.

D’altronde, anche la provvisorietà delle misure pensionistiche “a tempo” è legata all’esigenza di adattarsi alla direzione previdenziale, contributiva, organizzativa suggerita dall’andamento demografico della popolazione. E la realtà che la classe lavoratrice diminuisce in lenta progressione, o la sua precarietà non garantisce orizzonti a lungo termine, sia rispetto agli stessi lavoratori che alle proiezioni degli analisti dei dicasteri componenti.

Attualmente, alla pensione di vecchiaia da conquistare a 67 anni di età e al versamento di almeno 20 anni di contributi, si affianca, tra la prima fila delle opzioni, la cosiddetta Quota 103, con i suoi 41 anni di contributi acquisiti all’età di almeno 62 anni. Per chi si appresta a fare un rapido calcolo e scoprire che può andare in pensione nel corso del biennio 2023/2024, è tempo di conteggi. In effetti, rispetto agli anni precedenti, la presentazione della richiesta giungerebbe in un momento in cui, a parità di contributi, la pensione risulterebbe poco più alta. E ciò grazie ai coefficienti di trasformazione, mai come oggi così favorevoli.

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