Ecco quando la presentazione della dichiarazione dei redditi da trattamento pensionistico INPS, più che un’opzione diventa una convenienza. I dettagli
Nell’arco dei dodici mesi in cui si è acuita la crisi globale, i trattamenti pensionistici INPS sono stati sottoposti a poderose misure correttive. Prima sono arrivati i bonus emergenziali da 200 e poi da 150 euro, per sostenere i primi pagamenti delle bollette energetiche; a fronte della consapevolezza sulla gravità degli effetti dell’inflazione, uno degli ultimi atti di governo dell’esecutivo Draghi ha portato ad un’iniziativa ben più massiccia.
Si tratta dell’anticipo relativo all’adeguamento ISTAT degli importi pensionistici che ha preso l’avvio dallo scorso mese di ottobre. In vista dei ritmi di crescita a due cifre percentuali dell’inflazione, sono stati calmierate le rivalutazioni frazionandole l’ultimo trimestre 2022 e l’inizio del 2023. I cedolini INPS sono stati dunque supportati da un indice del 2%, arrivato complessivamente a gennaio al 7,3%.
Dichiarazione dei redditi, quando conviene ai pensionati?
In effetti, con la componente inflazionistica balzata all’11%, la misura della rivalutazione ha rappresentato una logica di adeguamento al costo della vita attesa da tempo. I pensionati possono inoltre recuperare una quota delle imposte pagate nel precedente anno, affrontando il nodo della dichiarazione dei redditi. La compilazione è già iniziata per molti contribuenti. La presentazione non è obbligatoria, eccetto che per alcuni specifici casi.
A partire dal 31 maggio 2023, nell’area personale del sito dell’Agenzia delle Entrate, si può estrapolare il proprio modello precompilato. Per quei pensionati che optano per l’invio del modello 730/2023, il termine di scadenza per la presentazione è il 30 settembre 2023. Sono tre le categorie di pensionati che non sono sottoposte all’obbligo di presentazione del modello.
Esse riguardano: coloro che non hanno imposte da versare perché al di sotto della no tax area; coloro che non hanno altri redditi oltre alla pensione e le loro imposte sono interamente trattenute dal sostituto d’imposta, che è l’INPS; i redditi esente da Irpef, come le pensioni d’invalidità civile, oppure l’assegno sociale. Al contrario, quando si può vantare un credito Irpef, allora è meglio dichiarare eventuali spese sostenute così da sfruttare le detrazioni Irpef previste e attendere il relativo rimborso; tra queste, sono incluse le spese di affitto, il mutuo di casa, le spese assicurative e ovviamente, le spese sanitarie.