La Lega ha presentato un Decreto Legge in Senato per abolire il pagamento del Canone RAI: ecco come si procederà
Quando si parla di Canone RAI la maggior parte degli italiani storce il naso dal momento che lo ritiene una imposta “illegittima”. Il Canone è infatti una imposta che si paga sul possedimento della televisione o di qualsiasi altro messo elettronico capace di far vedere la televisione come possono essere PC e tablet.
A partire dal 2017, per volere del governo Renzi, l’importo del Canone RAI è subentrato all’interno della bolletta dell’elettricità per combatterne l’evasione fiscale. In questo modo è praticamente impossibile che un italiano non paghi l’imposta. E’ proprio di questi giorni la notizia che tutti aspettavano: la fine del pagamento del Canone RAI.
Il governo Meloni, ed in particolare la Lega, sta pensando di mettere a punto una riforma della RAI che prevede, tra le altre cose, l’azzeramento del Canone. La bozza del Decreto Legge “Modifiche al testo unico dei servizi di media audiovisivi e radiofonici in materia di servizio pubblico radiofonico, televisivo e multimediale, riduzione e abolizione del canone di abbonamento e disciplina della società concessionaria del servizio pubblico” è stata presentata già in Senato.
La bozza del decreto è stata visionata in anteprima dall’agenzia Adnkronos e prevede, tra le altre, una riduzione progressiva del costo del Canone RAI, “con un taglio a cadenza annuale del 20%, fino al suo totale azzeramento”. Per la Lega, ad oggi, il pagamento del Canone RAI è anacronistico e ingiusto “in quanto è dovuto per la semplice detenzione di apparecchi atti o adattabili a ricevere un segnale”.
La bozza presentata dalla Lega, poi, vuole ridefinire dei ruoli del servizio pubblico come quelli radiofonico, televisivo e multimediale. La Lega chiede “un’informazione fruibile e condivisibile offerta tramite televisione, radio e altri dispositivi multimediali diffusa attraverso le diverse piattaforme che risponda, prioritariamente, ai compiti di libertà, completezza, obiettività e pluralismo dell’informazione, nonché di valorizzazione delle identità locali e delle minoranze linguistiche”.
Nella bozza è stata inserita anche l’idea di un nuovo canale “interamente dedicato alla trasmissione di programmi e rubriche di promozione culturale, nel quale non possono essere trasmessi spot”.