In uno dei suoi numerosi comunicati, l’INPS avvisa la sua utenza di diffidare dalla presenza di questi omologhi servizi. Di cosa si tratta
Non c’è bisogno di statistiche, basta osservare la realtà. Ad esser generosi, la vita di un utente è mediamente costellata da numerosi supporti e servizi telematici. Per non dire che come utilizzatore di smartphone e altri sofisticati e onnicomprensivi dispositivi, l’individuo è sottoposto ad una reale full immersion, lasciando ben poco spazio all’assenza di impegni e alla fiducia della propria, analogica memoria.
Come è noto, la rivoluzione tecnologica di quest’ultimo decennio ha investito, in prima istanza, la comunicazione, o meglio il modo di comunicare tra le persone. A quest’ultimo si è sostituita l’interpellanza con i profili degli stessi soggetti, ovvero degli spazi “avatar” presenti sulle maggiori piattaforme di chat istantanea, come WhatsApp e, subito dopo, Telegram.
In effetti, in alcuni ambiti, in special modo, quelli commerciali, non è corretto parlare di spersonalizzazione, dato che molte società, oppure servizi clienti, possiedono il loro riferimento WhatsApp. Insomma, l’ennesimo utile strumento per mettere più velocemente in contatto un cliente con il proprio servizio o il fornitore stesso di servizi, evitando dunque di trovare la linea telefonica occupata od una linea che presto o tardi sarebbe caduta, oltre ai biblici tempi di attesa per la risposta dell’operatore.
Di questi tempi, non c’è nulla di strano dal momento che molte persone palesano il loro sentirsi maggiormente a loro agio digitando la tastiera grafica dello smartphone per mezzo del tapping ultraveloce delle dita (basti osservare i miracoli motori di certi adolescenti), quanto piuttosto che esporre con eloquenza la propria problematica con la vecchia telefonata verbale.
Eppure, nonostante la comodità, la “rinuncia” alla voce e, se possibile, a palesarsi visibilmente, si comprenderà, va trasformandosi come un fattore decisivo per incassare una truffa. Proprio dagli attuali strumenti offerti dalla tecnologia, è in ascesa il phishing, ossia la frode che avviene tramite false comunicazioni, trasmesse da altrettanti falsi operatori, i quali inducono l’ignaro utente a rilasciare i suoi dati sensibili (utili ad accedere al conto corrente). Oltre al classico contatto telefonico, al messaggino SMS, e all’e-mail, proliferano anche apparenti profili istituzionali attivi sulle piattaforme di messaggistica istantanea, appunto, in WhatsApp, Telegram, Signal e WeChat. Sono falsi, è quanto ribadisce l’INPS. L’Istituto infatti non detiene alcun profilo in merito e invita gli utenti a non dare credito all’utilizzo di questi profili.