Con i cambiamenti introdotti da quest’anno nei regolamenti previdenziali, sono occorse modifiche anche nei limiti criteriali. Di cosa si sta parlando
È passato quasi un quinquennio in cui la società italiana assieme alle altre popolazione del vecchio continente e non solo si sono dovute confrontare con criticità senza precedenti nella storia contemporanea. E la declinazione dei fatti al presente non è completamente dismessa. In primo luogo, sul tessuto sociale si è scaricato l’impatto dell’emergenza sanitaria da Covid-19, il quale, oltre agli effetti in ordine sanitario, ha provocato forti danni sull’economia del Paese e nel dettaglio, sui redditi delle famiglie.
Quegli stessi redditi non hanno fatto in tempo a vivere una nuova stagione di risollevamento, registrato dalla positiva ascesa dell’inflazione che quest’ultima si è trasformata in uno degli ingredienti del progressivo impoverimento inaugurato dalla crisi ucraina, con i suoi eventi di natura bellica e dall’escalation sull’energia. Ciò ha ristagnato nel rincaro generalizzato e deciso del costo della vita.
Pensione di invalidità: con questa età non si ottiene il riconoscimento
Le misure messe in campo dallo Stato sono in fondo quelle in seno all’ordinarietà, ma sono stati necessari aggiornamenti contestuali, tramite nuove integrazioni e maggiorazioni ad hoc per le fasce più svantaggiate. Di fatto, dopo i mesi particolarmente destabilizzanti, l’appuntamento con il 2023 ha permesso agli strumenti previdenziali di entrare a pieno regime con un maggiore precisione di intervento.
Naturalemte occorrono considerare le modifiche apportate dall’ultima legge di bilancio, in considerazione altresì del credito nel forziere statale. Alla manovra sono sopravvissute numerosi bonus dedicati alle famiglie, come bonus nascite, asilo nido e bonus sociale. Ma la vera novità è rappresentata dal rinnovo del Reddito di Cittadinanza e dall’Assegno Unico e universale per le famiglie.
A giovarne sono anche i molteplici strati della popolazione inseriti nella realtà pensionistica INPS, ed in particolare proprio quei soggetti con nuclei familiari a carico. Oltre al beneficio della rivalutazione ISTAT anticipata sugli importi delle pensioni, l’anno si è aperto anche con le modifiche sulle pensioni di invalidità. Il “piccolo” problema consiste però che se da una parte essi vengono sostenuti con sconti sulle bollette, grazie soprattutto ad un ISEE più basso di 15mila euro, l’indice del 7,3% dell’adeguamento ISTAT viene calmierato dalle aliquote decise dal governo Meloni, che appaiono piuttosto penalizzanti: 100%, fino a 4 volte il minimo (2.100 euro lordi mensili); 85%, fino a 5 volte al minimo (2.626 euro lordi al mese); 53%, fino 6 volte il minimo (fino a 3.150 euro); 47%, fino a 8 volte il minimo (4.200 euro); 37%, fino a 10 volte il minimo (fino a 5.250 euro mensili); 32%, oltre le 10 volte il minimo. Inoltre, una recente sentenza della Corte di Cassazione ha posto il limite di riconoscimento della pensioni di invalidità oltre i 65 anni di età. È stato spiegato: la pensione sociale viene percepita, dopo i 65 anni, anche in sostituzione dell’inabilità.