Si paga caro per tutto quello che non è stato versato regolarmente, e alla data come da calendario fiscale, nei confronti dei caregiver. Di cosa si parla
Sempre più spesso, nel dibattito pubblico e politico, il tema delle pensioni anima un clima, a dire il vero, incandescente. In effetti, intere generazioni di cittadini si trovano per anni a confrontarsi con il calcolo degli anni di contributi versati rispetto alla propria età anagrafica. Anzi, l’interesse inizia sin dagli esordi della carriera professionale e sull’uscio del mondo del lavoro. Il tutto di fronte ad una fascia di lavoratori che invecchia e a volte non viene rimpiazzata dalle nuove leve.
Le statistiche relative alla demografia nazionale sono dunque rilevantissime ai fini di creare un sistema pensionistico in linea con i tempi, in relazione alla durata media delle carriere (in tempi di flessibilità e precarietà) e alla vita media delle persone. Non solo, l’altro aspetto è quello di fissare un tetto ai contributi da versare, in modo tale che le future erogazioni delle casse previdenziali dell’INPS risultino sostenibili per la burocrazia e il pieno soddisfacimento dei percettori.
Badanti, allo scadere di questi periodi, scatta una sanzione da 3.000€
In questo discorso, ossia quello dei contributi, si inserisce anche una fascia di lavoratori talvolta marginalizzata e alla quale non sempre è stato fornito il dovuto riconoscimento (in primis, sociale). Si sta parlando delle badanti, vere e proprie chiavi della soluzione per molti figli lavoratori che non possono assistere o accudire adeguatamente il proprio genitore molto anziano o malato, spesso non autosufficiente.
La presenza di una famiglia a carico, di figli da crescere e non ultimo fattore, la mancanza di sufficienti risorse finanziare (compresa la pensione del soggetto bisognoso di cure) per poter accedere e coprire i costi di una struttura sanitaria presso la quale ricevere assistenza sanitaria, attenzioni e cure a livello di alimentazione e di motilità. Diventa dunque più abbordabile il “reclutamento” di una badante.
A volte, questo “reclutamento” risulta sin troppo facile in assenza di un regolare contratto di assunzione, con il riconoscimento e il rispetto dei contributi da versare, ferie, festività e permessi pagati. Ma la soluzione “a nero” comporta conseguenze fiscali piuttosto pesanti per il datore di lavoro. Da non sottovalutare anche la “furbizia” di ometterete o di versare in ritardo i contributi previdenziali INPS. Nel mese di aprile scade infatti la prima delle quattro rate dei versamenti, in particolare dal 1° al 10 aprile 2023 (primo trimestre); il secondo trimestre è da corrispondere dal 1° al 10 luglio 2023; il terzo, dal 1° al 10 ottobre 2023; il quarto, dal 1° al 10 gennaio 2024. Al di fuori di queste date scade una sanzione minima di 3mila euro, che cresce della quota dal 30% al 60% a seconda della durata del rapporto di lavoro.