Ecco quale sarà il trattamento pensionistico destinato a quelle lavoratrici che si congederanno con un esiguo numero di contributi. I particolari
Nel corso di questi ultimi anni, prima ancora di qualsiasi crisi, a vertere nel dibattito pubblico in maniera prolungata, è la questione delle pensioni. Sembra una problematica irrisolta, ma in realtà essa consta di continui adeguamenti per far fronte ai cambiamenti dell’organizzazioni sociale, della sua demografia, e nell’ordine della relativa organizzazione del lavoro.
Con le dimissioni dell’esecutivo Draghi, il dossier rimasto aperto. ha riguardato la necessità di un nuovo sistema, sebbene transitorio, relativo alle pensioni anticipate. Ciò si inseriva nel contesto della scadenza a fine 2022 della cosiddetta Quota 102, la cui mancata sostituzione o proroga avrebbe comportato il ripristino complessivo dei requisiti pensionistici della Riforma Fornero.
Una donna che ha lavorato pochi anni, quali possibilità di pensione
Il 2023 ha visto l’esordio dell’attuale Quota 103, con il raggiungimento di 62 anni di età e il versamento di 41 anni di contributi. Tra l’altro, la sua durata è estesa soltanto al 31 dicembre 2023, dato che entro il 2024 dovrebbe essere varata una nuova riforma pensionistica che sostituirà definitivamente la Legge Fornero, ma per il momento è certa l’introduzione della Quota 41 dal 1° gennaio 2024, ossia in base all’esclusivo criterio degli anni contributivi.
Per quest’anno, sono state già prorogati gli strumenti previdenziali dell’Ape sociale e, soprattutto, dell’Opzione Donna. Su quest’ultima, il governo Meloni ha inserito una sua particolare riserva, legando l’uscita anticipata al numero dei figli; infatti, l’uscita avviene a 60 anni con 35 anni di contributi, anticiopata a 59 anni se la donna ha un figlio carico, a 58 se è madre di due o più figli.
Non 41 anni, bensì 35 anni di contribuzione con Opzione Donna. Ovviamente questa flessibilità di uscita è caratterizzata da una necessaria decurtazione dell’assegno pensionistico: si tratta di una decurtazione che può raggiungere il 30 per centro, dovuto al ricalcolo interamente effettuato con sistema contributivo. C’è sempre la pensione di vecchiaia, che di anni contributivi ne richiede almeno 20, ma al raggiungimento dei 67 anni di età. Le riduzioni sul rateo si fanno sempre più evidenti, man mano che diminuiscono i contributi: si più infatti uscire a 71 anni con soli 5 anni di contributi. E ancora, lapensione con l’opzione contributiva accumulando almeno 15 anni di contributi, ma prima del 31 dicembre 1995.