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Tasse

Cartelle esattoriali, quando si rischia la galera per i debiti

ddIn queste casistiche il tentativo di evadere il pagamento coercitivo dei debiti sfocia in vere e proprie conseguenze penali. Di cosa si sta parlando

Cartelle esattoriali (Foto Adobe – pensioniora.it)

È proprio nel pieno di ogni crisi economica che si manifestano gli effetti di un fisiologico quanto inesorabile impoverimento. Ma soprattutto, sono le circostanze dettate dalla natura del contesto che producono, sotto qualsiasi forma, dell’indebitamento. Si è visto – ed argomento tutt’ora della cronaca – quanto anche un popolo risparmiatore come quello italiano è stato instradato – almeno per una buona parte – nel percorso di erosione dei suoi risparmi. 

D’altronde si tratta di una questione di differenziale; l’attuale potere d’acquisto non è che rappresentato dalla tara delle entrate dei cittadini e l’alto costo della vita, dettato da più di un anno dalla forsennata maratona percentuale dell’inflazione. Se poi sono le imposte e le tasse, nonché multe o verbali di accertamento, ad essere l’oggetto delle difficoltà a rimetterle, queste si trasformano in annose cartelle esattoriali che assilleranno l’imminente futuro dei contribuenti inadempienti. 

Cartelle esattoriali, quando il mancato pagamento porta alla condanna

Agenzia delle Entrate (Foto Adobe – pensioniora.it)

Oltre alla fiducia “garantista” – per dirla in altri termini, la buona fede – di quei contribuenti in difficoltà, non bisogna ignorare l’ampio spazio occupato dagli autentici evasori fiscali, i quali hanno fatto del mancato pagamento di somme più che dovute e legittime, una forma di guadagno. E questo nonostante che negli ultimi anni, i governi si siano impegnati a stimolare il rientro dei suoi crediti con estremi vantaggi (rottamazione, saldo e stralcio) per coloro che devono pagare, tali da chiedersi quali siano invece i vantaggi ad una puntualissima corresponsione.

Nell’ordinamento, i casi più estremi di inadempimento verso il saldo dei debiti e delle cartelle esattoriali vengono puniti addirittura con il carcere. In effetti, le sentenze di condanna sono state ben poche, almeno in passato. Dalla legge di bilancio 2020, i conteggi sono appannaggio dell’Agenzia delle Entrate e non più della revisione del giudice; ciò rende certo il debito contestato ed estremamente probabile la condanna.

Le soglie di rilevanza penale si sono nel tempo abbassate, e dunque i reati penali si palesano sin dalle omissioni o dalla mendacia (la dichiarazione infedele) della dichiarazione dei redditi o dell’IVA, nonché dall’emissione delle false fatture. Oggi, i tempi di accertamento delle violazioni fiscali sono decisamente più veloci grazie ai sistemi automatizzati di verifiche incrociate tra la Guardia di Finanza e il Fisco; e qundi, anche la segnalazione del reato passa speditamente dall’Amministrazione finanziaria alla Procura della Repubblica competente. Le pene massime vanno dai 6 agli 8 anni di carcere, partendo la dalla base minima di 4 anni.

 

Pubblicato da
Roberto Alciati