Ecco quale rottura si è consumata all’interno del gigante dei social, tale che in Italia non si potrà ascoltare nessuna nota “depositata”. I particolari
Almeno negli ultimi due decenni, l’approccio all’ascolto della musica è radicalmente trasformato e ha raggiunto degli orizzonti – nel bene e nel male – rivoluzionari. Se l’analogico lasciava intendere la modalità d’ascolto, medianti strumenti quali il giradischi e il più moderno lettore CD, occorre mutuare il termine anche nella forma “trasmediale” del termine: ovverosia si è passati al contatto con una musica “liquida”, che scorre a fiumi nel vasto mare dei byte della Rete.
Certo, la presenza della musica continua a rappresentare la cornice dell’istintivo piacere che essa infonde all’interno della quotidianità. Al contempo però la forma d’arte – che la musica stessa rappresenta – ha subito profonde mutazioni, costretta a rimodellarsi su singolari forme di utilizzo che oggigiorno rappresentano la normalità nella natura intrinseca della personalità in qualità di utente.
La musica, per così dire, ha ceduto parte della sua “sacralità” artistica per divenire uno degli ingredienti – più o meno necessari – dell’intrattenimento e del divertimento. Si è posata sull’ampio terreno dei social (era già passata per l’esteso “jukebox” di YouTube e Spotify, da accendere ovunque), subalterna al protagonismo che fiorisce spontaneamente nei video e nei post degli utenti più incalliti.
Tale trasformazione si è manifestata, ovviamente, anche nel social più diffuso al mondo: Facebook. Come è noto, il gigante inventato da Mark Zuckenberg è stato incluso nel nuovo gruppo, dal nome del tutto nuovo, comprendente altre piattaforme di successo, quali Instagram, WhatsApp e Messenger. Si chiama Meta, e il cambio recente della ragione sociale ha portato al ridisegnazione di vecchi e nuovi accordi commerciali.
In Italia, a detenere il diritto di autore sui brani è la SIAE (Società Italiana Autori e Editori). Quest’ultima non ha raggiunto un accordo con il gruppo Meta, per il rinnovo della licenza sul diritto di autore, scaduto l’anno scorso. La decisione con la società italiana è stata di natura unilaterale, presa dalla stessa Meta, mettendo in crisi appassionati e lavoratori della musica. Ciò ha attivato la rimozione, entro 48 ore, dei contenuti (tra cui video e reels), ove sono presenti tracce depositate nel repertorio della SIAE. Questo episodio crea uno straordinario precedente, trattandosi dell’unico caso europeo, in un contesto dove ogni Stato possiede regole differenti in materia di diritto d’autore e della sua diffusione.