Parliamo oggi della sempre delicata questione dell’affitto casa e soprattutto scopriamo un importante novità per la cedolare
Aria di cambiamenti e novità: questo 2023, iniziatolo solo da qualche mese, sembra proprio non voler mettere un punto all’aria costante di innovazioni che ha deciso di portare con sé. Al centro dell’uragano questa volta troviamo proprio l’affitto delle nostre case e delle importanti decisioni che sono state prese, per il momento, dal Ministero.
Nonostante per adesso si tratti solo di ipotesi, infatti, sembra proprio che nei prossimi mesi potrebbero concretizzarsi alcuni importanti cambiamenti che riguarderanno proprio l’affitto della nostra casa e la gestione della cedolare secca.
Concentriamoci dunque oggi su un’importante novità che riguarda proprio l’affitto della casa e che possiamo trovare all’interno della Riforma del Fisco del Governo Meloni. Secondo quanto stabilito dalle ultime misure e ordinanze, infatti, sembra che tra i tanti cambiamenti di questo nuovo anno non potremo fare a meno di citare anche quello che avrà a che fare con il regime di cedolare secca. Ma scopriamo di più su questo argomento e soprattutto vediamo insieme cosa sta succedendo.
Già dall’inizio dell’anno, il Ministero ha cominciato tutta una serie di cambiamento che hanno interessato tutte le categorie di reddito Irpef, come ad esempio quello del reddito agricolo, da fabbricati, finanziari, da lavoro dipendente, autonomo e molto altro con l’obiettivo di razionalizzare e semplificare il nostro sistema. Quella di cui vi stiamo parlando, per il momento, è ancora solo un’ipotesi che però stando alle ultime indiscrezioni potrebbe essere sulla buona strada per concretizzarsi in un futuro non poi così tanto remoto.
L’idea di base di questo cambiamento, che riguarderà proprio l’affitto delle nostre casa, è un’estensione del regime della cedolare secca. In questo modo, questo regime verrà applicato anche agli immobili non abitativi. Diversa, invece, è la questione per quanto riguarda i redditi finanziari: secondo quanto stabilito in queste prime ipotesi, sembra infatti che la strada che il Ministero voglia intraprendere sia quella di un’accorpamento dei redditi da capitale e di quelli finanziari in un’unica categoria. Come ad esempio la tassazione basata sul principio di cassa e di corrispettivo, senza contare poi gli sgravi fiscali alternativi.