Al persistere dello stato di mobilità professionale, si aprono queste opportunità previdenziali anche al termine dell’indennità. Di cosa si parla
Il tema della disoccupazione costituisce un fattore di discussione sempre acceso e attuale; e non tende, certo, ad esser messo da parte proprio in un qualsiasi contesto di crisi. Pertanto, in un momento storico con un alto rischio di stagnazione per l’economia italiana, impantanata nelle dinamiche inflazionistiche dell’Europa, il punto di osservazione si rivolge verso la cartina di tornasole del lavoro, del ricorrente dibattito sul costo dei lavoratori.
Come si sa, quando l’escalation economica implode, finisce che il costo viene assunto anche da chi non ha più un lavoro; il prezzo di questo declino viene scaricato sulla società che tramite lo Stato deve provvedere al costante finanziamento degli ammortizzatori sociali. Tale circostanza ha preso vita in tutta la sua evidenza con l’emergenza sanitaria da Coronavirus, dove addirittura la cassa integrazione – come la distribuzione dei redditi emergenziali – è avvenuta in una situazione di stop produttivo.
Al termine della Naspi, si può ancora ottenere quest’altro aiuto
Nonostante la sua presenza non si attesti più alle percentuali del passato, ma venga posta progressivamente sotto piano, la condizione del lavoro dipendente è quella che più richiama tuttavia diversi strumenti di supporto economico. Basti pensare, ad esempio, allo stesso Assegno Unico e universale per le famiglie con figli minorenni o disabili a carico, in primo luogo, ad almeno un genitore che svolge attività da lavoratore subordinato.
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Agli stessi lavoratori dipendenti – ma anche a collaboratori, borsisti, lavoratori con contratti a progetto – è rivolto da diversi anni lo strumento previdenziale dell’indennità di disoccupazione NASPI, elargita dall’INPS subito dopo la cessazione del rapporto di lavoro. Non a caso, si può richiedere già dall’ottavo giorno successivo all’interruzione del rapporto e la sua durata è regolata dal contratto nazionale di categoria di appartenenza del lavoratore.
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La NASPI prevede un contributo economico, per i primi sei mesi, pari al 75 per cento dell’importo medio della busta paga negli ultimi quattro anni, dopodiché la somma si riduce del 3 per cento ogni mese fino alla scadenza dei pagamenti. Per il disoccupato che ha terminato di ricevere il sostegno economico ma che non ha ancora trovato una nuova occupazione, potrebbe mantenere il percepimento di un aiuto economico, sottoscrivendo la domanda per il Reddito di Cittadinanza. Con la legge di bilancio 2023, la misura del RdC si riduce a 7 mensilità, e non più a 18 mesi rinnovabili. Possono fare domanda quei soggetti con un’età tra i 18 e i 59 anni. Se nel nucleo familiare, vi è un componente disabile, minore od oltre i 60 anni, la durata si estende fino a tutto il 2023. Dal 1° gennaio 2024, giunge invece l’abrogazione definitiva del sussidio.