Vendita sigarette, in arrivo questo nuovo divieto

Regole più rigide a carico degli esercenti che rischiano di compromettere la vendita di tabacchi in caso di trasgressione. Di cosa si sta parlando

niente sigarette per questi tabaccai
Tabacchi (Foto Adobe – pensioniora.it)

Uno degli strumenti utilizzati dallo Stato italiano per “disincentivare” la pratica di fumare sigarette o altri tabacchi, è costituita dal periodico rialzo delle tariffe sui pacchetti di sigarette e sul trinciato. A dir la verità, si parla degli aumenti delle accise, dunque su imposte che ad ogni modo seguono la logica della necessità di incassare più introiti, piuttosto che porre ostacoli al cosiddetto “vizio”.

Un po’ come accade alle accise dei carburanti. Sono i gestori delle tabaccherie a vivere quotidianamente sul fronte delle variabili che colpiscono le tariffe dei monopoli di Stato, dal momento che dietro la cassa è esposta in bella vista la ricca parete di tabacchi e perché gestiscono alcuni degli articoli di cui il prezzo risulta “statalizzato”, come i biglietti della lotteria “gratta e vinci” e altre forme di gioco.

Vendita sigarette, quale divieto per i tabaccai

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Tabacchi (Foto Adobe – pensioniora.it)

Di recente, la categoria dei tabaccai ha alzato le barricate in relazione alla battaglia sull’obbligo del dispositivo POS: la protestava riguardato la necessità di salvaguardare le già esigue entrate nell’acquisto di un pacchetto di sigarette dalle onerose commissioni generate dalla scelta del cliente di pagare digitalmente con la carta magnetica. Dunque, la decisione dell’Agenzia delle Dogane ha permesso loro di rifiutare l’acquisto elettronico.

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Altri problemi, di altra natura, sono sorti all’approvazione della legge di bilancio 2023. I termini della questione evidenziano il rischio di vedersi cancellare l’autorizzazione per la vendita di sigarette e altri prodotti del tabacco. In particolare, l’autorizzazione è quella riguardante le “nicotine pouches”,ossia i sacchetti di nicotina. La vendita non è esclusiva per le tabaccherie, ma è attribuibile anche ad esercizi di vicinato.

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Un bar non è un esercizio di vicinato, ma al suo interno può svolgersi autonomamente un’attività che lo riguarda (come la vendita di tabacchi, appunto). La distanza minima tra un servizio e l’altro, e quindi di una tabaccheria e l’altra (o che svolge tale servizio) è per legge di cento metri. Al di sotto di tale soglia si incorre al ritiro della concessione. È presumibile che per il mancato rinnovo apparso con l’ultima legge di bilancio si correrà ai ripari, visto che le concessioni confermate hanno solo due anni.

 

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