Le stufe a pellet sono quelle più utilizzate in Italia durante l’inverno, ma ci sono dei rischi di sanzione. Perché?
Ricordate lo scorso autunno, quando il Governo, preparava le carte ed i regolamenti, su come tenere i termosifoni, i riscaldamenti, per quanto tempo e le temperature da rispettare? La crisi energetica ha causato molti problemi agli italiani, anche per quanto riguarda il calore nelle proprie case.
Nel mondo del mercato, inoltre, sono state messe a disposizione tante offerte per stufe elettriche, e soprattutto le stufe a pellet, quelle maggiormente utilizzate dagli italiani in questo “caldo” inverno. Perché diciamoci la verità, non ha fatto tanto freddo in questi 3 mesi. Ma cosa si rischia se si possiede una pellet?
Multe per chi ha una stufa a pellet
Iniziamo a dire che la stufa a pellet è un dispositivo di riscaldamento che utilizza il pellet come combustibile per produrre il calore. Importante sottolineare che la stufa a pellet, è ecologica, non inquina l’ambiente e sta diventando sempre la preferita per gli italiani.
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Inoltre, la stufa a pellet, non consuma tanto, rispetto ai riscaldamenti casalinghi, che possono comportare l’arrivo di fatture e bollette salate. Ma attenzione, se non si è in regola, si possono rischiare sanzioni salatissime. Perché?
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La montatura di una stufa a pellet, comporta una documentazione, da conservare per quanto riguarda la valutazione del dispositivo, che deve essere minimo di 4 stelle, da non piazzare vicino ad altri elettrodomestici che possono comportare pericoli come incendi.
Infatti, un tecnico avrà la responsabilità di registrare su un libretto tutti i valori e le caratteristiche della stufa. Tra i principali controlli, ci sono, la pulizia della canna fumaria, che non deve essere ostruita per il regolare passaggio dell’aria, o la presa della corrente. Senza dimenticare le guarnizioni della montatura della stufa. Per le stufe a pellet di potenza termica nominale inferiore ai 35 kW è obbligatorio utilizzare materiale da ardere conforme alla classe A1 della norma “Uni en iso 17225-2”.
Le cifre di sanzioni possono variare dai 500 euro, fino alla più alta e decisamente pesante somma di 5000 euro.