Da giorni è in circolazione un’email che sta raggiungendo le caselle di numerosi contribuenti; ma dietro il logo non c’è l’INPS. Di cosa si tratta
Una guerra fredda, senza nazioni, dove si distinguono soltanto i connotati delle vittime, è quella che si combatte nella latenza della quotidianità. È la guerra dei dati; di quelli che spesso sono inclusi nei cosiddetti “big data”, in grado di raccontare – in pratica – tutto di una persona, a partire da parametri che ricostruiscono il ritratto e la psicologia di un utente, secondo le abitudini di navigazione e di acquisto in Rete, setacciate da potenti e sofisticatissimi algoritmi.
Tanto nel terreno della legalità quanto nelle sabbie mobili dell’illegalità, il petrolio immateriale al quale molte grandi società multinazionali ambiscono, è rappresentato dai famigerati dati sensibili, le informazioni più personali di un cittadino alle prese con transazioni economiche o con le più semplici frequentazioni sui social del web. Alle forme più sofisticate di misurazione, si alternano sofisticazioni sempre più altamente tecnologiche delle frodi.
“E’ urgente”, questo avviso INPS va ignorato
Tanto l’obiettivo è sempre lo stesso: raggiungere in modo o nell’altro sull’uscio dell’accesso al conto corrente o ad altre risorse economiche. Ma occorre arginare il complesso muro di sicurezza che dal servizio home banking ad altri servizi di natura finanziaria garantisco tramite complessi certificati per una navigazione sicura. Per i ingegneri della truffa non resta che sfidare tecnologicamente tali strutture, o forse, propendere per una tecnica apparentemente meno dispendiosa: aggirare l’utente.
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Nell’era analogica, una popolazione di utenti, correntisti e potenziali clienti è stata raggiunta da chiamate telefonica da parte di presunti operatori di call center che contattavano la clientela per conto della banca dove depositato il conto, oppure da parte di istituzioni previdenziali, con l’intento di acquisire i dati necessari per sbloccare un fantomatico problema. Era la prima fase del cosiddetto “phishing”, la truffa da tempo estesa a sms e posta elettronica.
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È per ciò che si sta registrando da alcune settimane, che l’INPS deve nuovamente avvisare gli utenti di una truffa che circola a suo nome. Si tratta di una comunicazione pervenuta tramite un’email, con la quale viene sollecitato il contribuente a versare contributi INPS non pagati. Sebbene sia presente il logo INPS, e l’avviso sia redatto in italiano corretto, le modalità di pagamento non sono quelle che appartengono all’Istituto. Lo stesso modello “fake” della comunicazione è stato utilizzato per frodi a nome di Nexi, Poste Italiane, Unicredit e Intesa SanPaolo.