Ecco quali conseguenze può incontrare la giacenza di un conto corrente se l’istituto di credito è destinato a chiudere. Di cosa si sta parlando
D’altronde i correntisti sono sempre e comunque persone. Molti di questi, nel rapporto intrattenuto con la banca che ha in deposito i risparmi personali, rivolgono più opzioni di comportamento: c’è chi ha un rapporto di fiducia che risale agli antipodi della famiglia e non vi è alcuna intenzione ad abbandonarlo; chi, al contrario, agisce con fredda razionalità e alla prima convenienza altrove, avvia le pratiche di chiusura del conto.
Le banche rappresentano, ad ogni modo, istituzioni private intenzionate ad accaparrarsi un portfolio di clienti di tutto rispetto e dunque è fondamentale accelerare il processo di competitività e, perché no di competizione fra i vari istituti. In questo momento storico, poi, l’utilizzo del conto corrente è massiccio e ha prodotto un aumento delle commissioni a carico del cliente. Dunque, c’è tutto l’interesse di quest’ultimo a trasferire il proprio denaro presso le alternative più economiche.
In caso di fallimento della banca, come è protetta la giacenza?
Certo, tenere in banca i propri risparmi è segno di garanzia e affidamento verso strumenti legali di gestione del denaro (tutto profumatamente ricompensato). Rischi palesi non ve ne sono all’apparenza. Non esistono margini di rischio come le fonti di investimento; occorre solamente far attenzione a disporre di sufficiente credito per affrontare gli addebiti delle spese di gestione oltre che per la spesa personale.
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Le banche, come ogni istituzione privata, presenta annualmente un bilancio dei propri profitti; e come privato, può fallire. È una circostanza rara, spesso affrontata in prima persona dallo Stato o dal gruppo stesso, il quale si attiva con fusioni e incorporazioni a favore di altri istituti. A preservare dal fallimento bancario, si pensa il meccanismo europeo del “bail-in”: ossia, a sopportare le perdite sono chiamati, in ordine, i soci, gli investitori e infine i correntisti con giacenze superiori a 100mila euro.
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Per questi ultimi clienti si tratta di cedere l’8 per cento del credito. Nel caso di conti cointestati, il tetto parte da 200mila euro. La richiesta di sostegno è applicata anche verso coloro che possiedono più conti all’interno dello stesso istituto, sebbene ognuno dei quali sia sotto i 100mila euro. Per evitare questa eventualità, occorre allora aprire più conti correnti in istituti diversi. Se si ha un mutuo, la fusione preserva il rapporto con l’intestatario del finanziamento. In caso di fallimento certo, la procedura guidata del tribunale impone, ma garantendola, comunque la restituzione delle rate.