Le regole per il reddito di cittadinanza 2023 sono mutate, e nel 2024 cambierà anche nome e presupposti. Cosa succede
Lo ha confermato il Ministro del Lavoro Marina Calderone. Il reddito di cittadinanza non si chiamerà più così nel 2024, ma continuerà ad essere attivo, anche se con declinazioni diverse, anche il prossimo anno. Dunque sembra che i percettori del 2023 non verranno completamente abbandonati. O almeno una parte di loro. Già nell’anno in corso si notano differenze sotanziali. Non solo sulle regole. Si pensi alla rimozione della parola congrua rispetto all’offerta di lavoro che deve essere accettata, pena la decadenza del beneficio.
Ma anche per quanto riguarda la platea stessa. Non ci sarà possibilità di usufruire del reddito di cittadinanza per oltre 7 mesi per i cittadini cosiddetti occupabili, ovvero coloro che sono abili al lavoro e che hanno un’età compresa tra i 18 ed i 59 anni. Per loro ci sono solo 7 mesi, anzi, ormai 5, di reddito di cittadinanza, e poi basta, senza possibilità di rinnovo alcuno.
Fanno eccezione alla regola dei 7 mesi le famiglie con figli minori, disabili o over 60. Per loro il reddito di cittadinanza sarà assicurato per tutto il 2023. E il Ministro del lavoro conferma che nel 2024 la misura cambierà nome, ed anche alcuni aspetti: “Intanto il reddito di cittadinanza, per come lo conosciamo, sarà erogato per sette mesi nel corso del 2023 solo per i cosiddetti “occupabili”. Per coloro che invece non lo sono – i cosiddetti “lavoratori fragili” – la tutela andrà oltre il 2023, con nuovi presupposti e meccanismi di funzionamento. Quanto alla nuova misura a cui stiamo lavorando, prevede il coinvolgimento di Regioni, Province autonome e Comuni nella programmazione e gestione dei servizi per l’inclusione attiva, e si baserà su criteri molto diversi da quelli del reddito di cittadinanza”.
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Ciò significa, tradotto in termini semplici, che continueranno a percepire quello che fino al 2023 era il reddito di cittadinanza le famiglie tutelate, ovvero quelle con figli minori, anziani o disabili. La posizione degli altri, gli occupabili, invece non è molto chiara nelle parole del Ministro. Molto probabilmente perché dopo i 7 mesi del 2023 non avranno più diritto al sostegno.