Il reddito di cittadinanza così come impostato secondo gli analisti non funziona. Specie trattandosi di politica attiva
Le polemiche che la nuova Legge Bilancio ha scatenato sulle modifiche al reddito di cittadinanza piovono dalle parti sociali, che ritengono la sottrazione di questo strumento un rischio per le famiglie italiane verso la soglia di povertà. Il reddito di cittadinanza ridotto a sette mesi per gli occupabili, e la revoca dopo il rifiuto della prima offerta di lavoro anche se non congrua ai profili professionali, non piace particolarmente ad alcune fasce della popolazione ed anche – poche – del Parlamento. Tuttavia la maggioranza si è espressa, ed il nuovo reddito di cittadinanza è una realtà. Che probabilmente decreterà la fine della misura nel 2024.
Per ora solo le famiglie con figli minori a carico, anziani o disabili possono continuare a percepire l’Rdc fino alla fine dell’anno. Poi si vedrà. Tuttavia questo nuovo perimetro del reddito di cittadinanza non è la sola polemica mossa nei confronti della misura. Rimane il fatto che lo strumento finora ha funazionato molto bene per evitare il precipitare della condizione economica di molte famiglie, meno bene per quanto riguarda la ricollocazione. Che doveva essere il primo obiettivo, in quanto misura di politica attiva.
Ed oltre allo scarso incrocio tra domanda ed offerta a carico dei centri per l’impiego, che complice la pandemia sono riusciti a ricollocare una percentuale davvero esigua di persone, c’è il problema della conciliabilità tra reddito di cittadinanza e lavoro. In molti nuclei familiari, non ci sono solo disoccupati, ma persone che lavorano con un contratto talmente precario ed una remunerazione talmente bassa da rientrare ugualmente nel reddito di cittadinana. Che è compatibile con il lavoro entro certi termini. Solo che in caso di lavoro la misura viene decurtata dell’80%. E questo è tutt’altro che incentivo al lavoro.
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L’economista Massimo Baldini su la Lavoce.info è convinto proprio di questo. Per favorire il lavoro andrebbe ridisegnato il rapporto tra reddito di cittadinanza ed impiego, rendendo la decurtazione del reddito più sostenibile. Altrimenti si crea un ostacolo maggiore alla ricerca del lavoro.