Errori a parte, i requisiti fissati dall’INPS impongono che l’accesso alla 14a rata non è riconosciuta indistintamente ai pensionati. Ecco perché
Appare come un netto contrasto, quello fra lo scenario internazionale, non privo di tratti drammatici, e la programmazione interna del Paese, con le sue scadenze istituzionali ed economiche. In realtà, sono stadi vitali di una nazione fin troppo comunicanti, dove il primo, nella odierna realtà globale, impone la sua forza sulle iniziative della seconda; ciò accade perché le dinamiche internazionali lasciano sempre meno spazio alle decisioni di un Paese, per quanto sovrano, troppo piccolo rispetto alla rete finanziaria mondiale dei mercati.
Dunque, due terzi delle risorse finanziarie disponibili sono stati annoverati dalla ultima legge di bilancio del governo Meloni per sostenere la lotta al progressivo impoverimento delle famiglie a carico di lavoratori e pensionati in difficoltà; esse servono a “pagare” iniziative quali la proroga semestrale sul distacco delle utenze, salvaguardando il passaggio della stagione invernale; l’incremento del tetto reddituale ISEE a vantaggio delle famiglie numerose per l’accesso ai bonus bollette.
Quattordicesima INPS, rivolta ai pensionati ma non per tutti
A quasi un anno dalla ricorrenza dell’inizio delle ostilità in Ucraina, è evidente il ritardo delle azioni messe in campo da molti dei governi del vecchio continente per sostenere il tessuto sociale, sempre più messo a rischio dalla forte instabilità economica e dalla crescente pressione dell’inflazione. In Italia, il costo rincarato delle bollette è stato per mesi oggetto dei bonus emergenziali da 200 e 150 euro, forniti ai redditi più bassi, tra i 35mila e i 20mila euro annui massimi.
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Soltanto a partire da ottobre, si è concretamente realizzata a favore della popolazione più ampia della società italiana, ovvero i pensionati, la misura più strutturale dell’anticipo di una frazione dell’adeguamento ISTAT degli importi del trattamento previdenziale INPS, in base agli indici sui prezzi al consumo. Parallelamente, sono subentrate le scadenze sui sistemi pensionistici anticipati di carattere transitorio.
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Dal 1° gennaio 2023, la nuova Quota 103 permette di andare in pensione al raggiungimento di 62 anni di età e con 41 anni di contributi versati. Un’alternativa alla onnipresente pensione di vecchiaia, raggiunta ad almeno 67 anni e con un minimo di 20 anni contributivi. Nel frattempo la rivalutazione ISTAT ha toccato in positivo anche le tredicesime INPS e il governo Meloni ha portato a 600 euro le pensioni minime per gli over 75. A partire dai 64 anni si continuerà a percepire regolarmente la quattordicesima rata INPS che come sempre costituisce un diritto che interessa soltanto una parte dei percettori pensionistici: ossia coloro che posseggono un reddito complessivo fino a una volta e mezza il trattamento minimo annuo del Fondo pensioni lavoratori dipendenti fino al 2016; fino a due volte, secondo il trattamento minimo annuo del Fondo lavoratori dipendenti dal 2017.