I risultati degli incontri tra governo e sindacati sulla questione della pensione per le donne, quali proposte sul tavolo
Le discussioni sulla questione pensionistica stanno continuando in questi giorni con una serie di incontri tra governo e parti sociali. Lo scopo degli incontri è gettare le basi per il superamento dell’impianto Fornero del sistema pensionistico attraverso una modifica strutturale della previdenza italiana.
Il problema è complesso per una serie di cause: il peso della riforma pensionistica sui conti pubblici, il cambiamento demografico del Paese con il continuo invecchiamento della popolazione, il deterioramento delle condizioni retributive dei lavoratori, alla precarietà e discontinuità delle carriere professionali. Negli incontri si è parlato tra l’altro anche delle attuali modalità per accedere alla pensione, tra cui Opzione donna, al centro di diverse proposte.
L’idea che sta prendendo piede riguarda la possibilità di anticipare di 120 giorni il pensionamento per le donne per ciascun figlio, opportunità già presente nella riforma Dini considerando le pensioni calcolate con il sistema contributivo puro, anche alle lavoratrici i cui contributi sono conteggiati con il sistema misto. Il costo della manovra sarebbe di circa 700 milioni di euro e attende una valutazione dal ministero dell’Econoia e Finanza e da quello del Lavoro.
Per il momento però la questione resta sospesa, poiché come ha sottolinetao il sottosegretario al Ministero del lavoro e delle politiche sociali Claudio Durigon, la realiazzazione delle proposte dipende dalla concretezza economica della copertura e finanziaria. La possibilità di anticipo di 4 mesi per figlio trova una valutazione positiva da parte di Ugl e Cisl, che avanzano l’idea di un’integrazione al minimo per coloro che hanno contributi esclusivamente dopo il 1995, cioè con il sistema retributivo puro.
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Su quest’ultimo tema, collegato ai lavoratori con carriere professionali discontinue, si prospetta l’idea dell’integrazione al minimo nel caso di pensioni molto basse, una sorta di pensione di garanzia a prescindere da età anagrafica e da stabilità o meno della carriera lavorativa.
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Il principio resta quello della necessità di versare i contributi per la pensione, ma la discussione si allarga alla continuità e stabilità delle carriere professionali che determina in buona misura il montante su cui calcolare l’assegno.