Le regole che determinano il diritto o meno alla Naspi sono piuttosto precise. cosa accade se un lavoratore rifiuta il rinnovo del contratto?
L’indennità di disoccupazione, meglio nota come Naspi, è stata introdotta per aiutare i lavoratori dipendenti che perdono il lavoro ad avere un reddito nell’attesa di trovare un nuovo impiego. La regola principale per richiedere la Naspi è che il lavoratore perda l’impiego in maniera involontaria. Dunque per licenziamento, scadenza del contratto a tempo determinato o anche fallimento dell’azienda. In alcune circostaze la Naspi è prevista anche per chi lasciail lavoro. Si chiamano dimissioni involontarie.
Il che significa che il lavoratore è costretto a lasciare il lavoro per motivi indipendenti dalla propria volontà. Come ad esempio il demansionamento ingiustificato, condizioni di mobbing o molestie sessuali sul luogo di lavoro da parte di un collega o del datore di lavoro. Purtroppo queste situazioni devono essere dimostrate o almeno dimostrabili.
Naspi senza rinnovo contratto, quando se ne ha diritto
Chi ha un contratto a tempo determinato, rimane schiavo probabilmente per molto tempo di questo tipo di precarietà. Anche se la legge definisce un numero limitato di rinnovi per la stessa persona in maniera continuativa. Ed allora o si viene assunti o mandati via. Nel secondo caso il lavoratore può richiedere la Naspi, considerando tutto il periodo continuativo il cui egli ha lavorato presso la stessa azienda. Nel caso in cui invece il contratto sia scaduto, ed il datore di lavoro proponga un nuovo contratto, che può essere della stessa tipologia o trasformato in indeterminato, il lavoratore che non accetta non può richiedere la Naspi.
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Viene meno la condizione essenziale della perdita involontaria del lavoro. Quidi alla scadenza del contratto a termine, solo i lavoratori che perdono l’impiego perché il ocntratto non è stato rinnovato possono chiedere la Naspi.
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L’indennità di disoccupazione viene inizialmente conferita nella misura orientativa del 75% dell’ultima retribuzione. Dopo sei mesi, o quattro, la cifra inizia a scalare mensilmente del 3%, fino ad arrivare a zero. Il decalage è posticipato all’ottavo mese per gli over 50. In ogni caso la Naspi non si può percepire per più di 24 mesi.