Come accedere alla possibilità di pensione anticipata con Opzione donna, solo poche lavoratrici però possono farlo
Continua la discussioni tra governo e parti sociali sulla questione della riforma delle pensioni con una serie di incontri al ministero del Lavoro. Lo scopo è gettare le basi per il superamento dell’impianto Fornero del sistema pensionistico attraverso una ridefinizione strutturale della previdenza italiana.
Ma la questione è tutt’altro che semplice per una serie di motivazioni: dalla tenuta finanziaria dei conti pubblici, al cambiamento demografico del Paese con il costante invecchiamento della popolazione, dal peggioramento delle condizioni retributive dei lavoratori, alla precarietà e discontinuità delle carriere professionali. Negli incontri si parlerà tra l’altro anche delle attuali modalità per accedere alla pensione, tra cui Opzione donna, al centro di accese polemiche.
Chi può andare in pensione nel 2023 con Opzione donna
Con la legge di bilancio approvata a fine dicembre sono state apportate delle modifiche agli scivoli pensionistici, tra cui Opzione donna. La platea delle eventuali beneficiarie è stata così drasticamente ridotta, passando dalla 40mila fruitrici potenziali alle circa 5100 per il triennio 2023-25. Il calo delle istanze presentabili all’Inps è di circa l’87 per cento.
Opzione donna è attualmente utilizzabile solo dalle lavoratrici disoccupate (la donna deve dimostrarsi licenziata o dipendente da aziende in crisi per le quali è in corso un tavolo di confronto), lavoratrici con un grado di invalidità civile pari almeno al 74 per cento, a quelle che assistono portatori di disabilità grave secondo la legge 104.
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Le donne interessate, lavoratrici dipendenti e autonome, dovranno avere almeno 60 anni di età anagrafica compiuta e per lo meno 35 anni di contributi versati entro il 31 dicembre 2022. I requisiti anagrafici sono ridotti di un anno in presenza di un figlio (59 anni compiuti) e di 2 anni se i figli sono 2 (58 anni compiuti). Per le lavoratrici licenziate o dipendenti da aziende in crisi il limite scende comunque a 58 anni a prescindere dal numero di figli.
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Proprio su Opzione donna la discussione è serrata con la richiesta dei sindacati di tornare alla precedente formulazione della normativa, posizione espressa anche in Parlamento con le numerose deroghe al decreto Milleproroghe che chiedono appunto un allentamento delle regole introdotte. A questo punto anche l governo non esclude nuovi limiti per la misura.