Lo smart working sta diminuendo sempre più. Nonostate ciò, un annuncio del Ministro del lavoro comunica la proroga per alcuni lavoratori
Lo smart working ha ‘salvato’ molte aziende durante la pandemia. L’interdizione del contatto tra persone avrebbe reso molto complicato lo svolgimento delle mansioni lavorative in presenza. E dunque è stato diffuso il lavoro da remoto, che non è esattamente lo smart working. Il lavoro smart è quello che consente la gestione autonoma del lavoro e degli orari. Mentre il lavoro da remoto è semplicemente la trasposizione del lavoro d’ufficio, con i suoi orari e le sue modalità, al domicilio domestico. Tuttavia in generale viene chiamato – anche se impropriamente – smart working anche il lavoro da remoto.
Negli ultimi due anni il lavoro da remoto progressivamente è andato a ridursi, sia nel settore pubblico che in quello privato. Con il ritorno alla presenza in ufficio. In particolare gli statali, ovvero i dipendenti della pubblica amministrazione, sono stati parzialmente costretti a tornare in ufficio. Anche se avevano richiesto la prosecuzione del lavoro smart. Ora rriva un annucio del Ministro del lavoro che proroga per alcune categorie lo smart working fino al 30 giugno 2023, con la possibilità di ulteriore proroga.
Il Ministro del Lavoro Marina Calderone, rispondendo alla domanda della senatrice Malpezzi del PD, il 26 gennaio scorso, aveva dichiarato, in tema smart working: “Lo svolgimento dell’attività lavorativa in modalità agile raggiunge uno scopo importante a tutela dei lavoratori più vulnerabili, attraverso la funzione di protezione e soprattutto di inclusione socio-lavorativa delle diversità. Per questo motivo, il Ministero del lavoro e delle politiche sociali sosterrà ogni iniziativa, volta alla proroga almeno trimestrale dello strumento, al fine di proseguire nell’azione di protezione dei soggetti più esposti al rischio della malattia da Covid-19”.
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Dunque assicurato fino al 30 giugno il lavoro agile, quindi quello che comunemente viene chiamato smart working, per i lavoratori fragili e vulnerabili, come i disabili, coloro che hanno la 104 e le persone che da eventuale contagio potrebbero riscontrare problemi gravi. Questo nel servizio pubblico e privato ovviamente per le mansioni che consentono il lavoro a distanza.