Ecco quanto concretamente intascherà ogni mese quel lavoratore a riposo dopo un quindicennio di mansioni; dipende dal sistema di calcolo. I dettagli
Nel precedente anno, l’amministrazione della penisola ha viaggiato su due binari decisionali. Il primo, quello palesemente più preponderante, è stato il binario emergenziale, dettato dal condizionamento dello status economico importo dallo scoppio del conflitto in Ucraine e dalle conseguenze della crisi energetica ed economica. Inevitabilmente è subentrata una politica di misure straordinarie a sostegno del tessuto economico, ma mantenendo comunque un rapporto con la sostenibilità delle casse statali.
Parallelamente, si è percorso un secondo binario legato alla gestione amministrativa più o meno corrente dello Stato, al cui interno si sono dovute affrontare con una certa rapidità di azione talune scadenze imposte dagli apparati gestionali delle istituzioni. Tra l’altro, l’urgenza di fissare nuovi provvedimenti è maturata con le improvvise dimissioni del premier Draghi, lasciando sul tavolo molti delicati dossier ancora aperti.
È sul piano previdenziale che si sono concentrate le priorità della gestione amministrativa una volta insediatosi l’esecutivo guidato dal Primo Ministro Giorgia Meloni. In ballo l’introduzione di una nuova misura transitoria legata al pensionamento anticipata, al posto della scaduta Quota 102. Dal 1° gennaio 2023, ecco dunque al varo Quota 103, la quale ha garantito il ripristino sistematico dei requisiti pensionistici della Riforma Fornero.
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I lavoratori che nell’anno precedente abbiano raggiunto 62 anni di età e abbiano versato contributi per 41 anni, potranno inoltrare la richiesta all’INPS per ottenere la pensione, lungo tutto l’arco del 2023. A partire dal prossimo anno, invece, verrà abbattuto il requisito anagrafico e resterà in corso di validità esclusivamente l’attuale soglia contributiva (si parla già di Quota 41). Dal congedo, sarà l’Ape sociale e, per le lavoratrici, l’Opzione donna a fornire un assegno che traghetterà, negli anni mancanti, verso la pensione di vecchiaia.
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Con gli attuali sistemi di pensione anticipata, possono bastare anche meno di 41 anni di contributi versati e persino meno di 20, ma come è noto, si alza drammaticamente l’età anagrafica della persona che deve restare salda sul suo posto di lavoro. Per coloro che hanno versato i contributi per 15 anni, potrebbe scattare la cosiddetta Opzione Dini. A patto che concorrano queste condizioni: la quota inferiore a 18 anni di contributi deve essere stata versata prima del 1996; o almeno 5 anni versati prima del 1996. Ciò ha effetti sul precedente calcolo contributivo, grazie alla clausola di salvaguardia che evita di esporsi alla Legge Fornero se il raggiungimento dei requisiti fosse ottenuto entro il 31 dicembre 2011. Ancora più ostiche le tre deroghe Amato, per le quali il quindicennio di contributi va raggiunto a 67 anni entro il 31 dicembre 1992.