Ecco quali provvedimenti saranno messi in atto che generanno cedolini più pesanti per i percettori del trattamento INPS. Di cosa si parla
Le azioni intraprese da due governi nel giro di un anno – si parla del 2022, con la doppia legislatura Draghi e Meloni – di fronte alla escalation degli eventi bellici e della conseguente crisi energetica ed economica, rappresentano il riflesso della fotografia demografica stessa della penisola. Non c’è dubbio che non si possono ignorare le misure a favore dei lavoratori più svantaggiati, ma in fondo le iniziative nei confronti delle pensioni hanno avuto un impatto maggiore almeno sul piano della visibilità.
Storicamente, il miglioramento previdenziale delle condizioni economiche del mondo del lavoro, ed in particolare la sfera del lavoro subordinato, passa in buona parte dall’anello dello status familiare: in altre parole, i vantaggi maturano con un nucleo familiare, e – ancor meglio – con figli a carico. Ciò si traduce, in termini di busta paga, più che di aumenti salariati, piuttosto di detrazioni e sgravi fiscali sui cedolini.
Il lavoro subordinato vive proprio nel mese in corso l’attuazione del tanto atteso sgravio contributivo del cuneo fiscale, ovvero un taglio delle tasse sugli stipendi del 2 e 3 per cento nei confronti dei redditi lordi annui, rispettivamente, fino alle soglie di 35mila e 20mila euro. Diversamente, il trattamento INPS delle pensioni prevede misure, oltre che in numero maggiore e articolate, anche ben palesate e concrete.
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La crisi del gas, il rincaro delle bollette e il potere di acquisto a rischio sono tutte cause che hanno finito per maturare, nel governo Draghi, la decisione di anticipare una frazione dell’annuale adeguamento ISTAT sugli importi pensionistici rispetto agli indici sul consumo dettati dall’inflazione. Dopo la prima rivalutazione dello scorso ottobre, dal prossimo 1° marzo si potrà ritirare il cash presso l’ufficio postale relativo ad importi che hanno subito positivamente il secondo incremento pari all’indice effettivo del 7,3 per cento.
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L’applicazione del tasso sarà piena nei confronti delle pensioni fino a 2.101,52 euro lordi al mese, e si ridurrà, per aliquote graduali, fino al 35 per cento per i cedolini mensili fino a 5.254 euro lordi. In concreto, gli aumenti oscillano fra i 162 euro (prima-seconda fascia) e i 121 euro mensili (l’ultima fascia, quella delle pensioni d’oro). La messa a regime del ricalcolo ha portato ad un ritardo che ha spostato l’erogazione integrativa dal 1° gennaio 2023 al prossimo marzo; ma non sarà un problema, economicamente parlando, poiché verranno versati gli arretrati dei due mesi precedenti.