L’Agenzia delle Entrate comunica alcune precisazioni sui tempi di richiesta per chiudere ogni istanza di riscossione. Cosa dichiara
I termini economici delle singole vite si sono fatti significativamente più onerosi da un anno a questa parte. Ciascun cittadino, dalla propria condizione di sussistenza, vive queste difficoltà con maggiore o minore pressione, ma di certo la maggior parte della popolazione ha risentito della crisi economica sorta in seno agli eventi bellici innescati dal conflitto russo-ucraino. Da allora, i segnali di riequilibrio dello status quo sono stati molto flebili.
Il costo della vita è decollato, ma è noto che questo fenomeno è soltanto il primo di una lunga lista di conseguenze che la questione energetica ha foraggiato grazie alla collaterale deriva dei prezzi apportata dalla inflazione. Tale componente, da elemento di crescita che ha misurato la ripresa delle attività dopo lo stop della emergenza sanitaria da Covid, si è trasferito sui prezzi dei beni di consumo, oltre ovviamente a stimolare le speculazioni dei mercati internazionali.
Tutte le componenti economiche degenerative hanno prodotto quella che rappresenta la situazione esistenziale vissuta da non poche famiglie italiane: ovverosia, il progressivo impoverimento causato dal tentativo di non far mancare alla casa i servizi minimi di sussistenza, come possono essere le utenze del gas e della luce (e poco altro), oggi pagate, come è noto, a caro prezzo. Dal canto suo, gli ultimi governi hanno cercato di ammorbidire la pressione dei costi tramite la dislocazione di bonus emergenziali ad hoc.
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Altre iniziative istituzionali sono costituite da quelle espresse a chiare lettere dalla ultima legge di bilancio, che ha fissato a due terzi la quota delle risorse finanziarie disponibili per “pagare” importanti iniziative “anti crisi”: la proroga semestrale sul distacco delle utenze elettriche, o come l’innalzamento del tetto reddituale ISEE per l’accesso ai bonus bollette a vantaggio delle famiglie numerose.
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Tali provvedimenti non sono a costo zero all’interno di una manovra, ed è dunque necessario alimentare le casse dello Stato. Per questo, il governo Meloni è ricorso alla periodica rottamazione delle cartelle esattoriali. Si parte dallo stralcio dei debiti fino a mille euro, dato che allo Stato costerebbe di più incassare gli importi; sconti e tagli su interessi e sanzioni per le cartelle fra i mille e i tremila euro, datate fra il 2000 e il 2015. Altro snellimento riguarda le liti pendenti con la Pubblica Amministrazione. L’Agenzia delle Entrate comunica che la domanda di definizione per la tregua fiscale è inviabile fino al 30 giugno 2023; essa riguarda ogni controversia, a prescindere dallo stato e dal grado di giudizio. Occorre però che il primo grado di giudizio sia stato notificato alla controparte entro il 1° gennaio 2023, e che il processo non si sia concluso con pronuncia definitiva. L’Agenzia attiverà un servizio telematico specifico per la trasmissione delle domande, ma la presentazione può avvenire già tramite l’invio via PEC. Se ci sono importi da versare, la prima rata va versata, quale perfezionamento della domanda, entro il 30 giugno 2023.