In questo la Naspi termina in anticipo | Attenzione

Questa è la condizione lavorativa che impone l’interruzione dei pagamenti mensili dell’indennità di disoccupazione. Di cosa si tratta

quando termina prima la naspi
Naspi INPS (Foto Adobe – pensioniora.it)

La crisi energetica che si è concentrata al centro della quotidianità dei cittadini europei, italiani compresi, e che sta per tagliare il nastro della prima ricorrenza – e si spera anche l’unica – ha prodotto varie declinazioni della escalation che ha investito l’Europea. Di certo, il vecchio continente ha rivelato, ai suoi cittadini e a stesso, l’impreparazione alla circostanza, dovuta alla irrisolta dipendenza energetica del gas.

Gli effetti economici della crisi hanno innanzitutto intercettato il piano dei cittadini, nel contesto del tessuto sociale. Ad essere colpiti sono stati i bilanci domestici delle famiglie di lavoratori e pensionati in difficoltà e alle prese con povertà pregresse; ma oltre ai redditi meno abbienti, stanno soffrendo anche coloro che subiscono un progressivo impoverimento. D’altronde, per pagare le bollette gonfiate si è attinto anche dai risparmi personali; al contempo è andata a ridursi la capacità di risparmio.

Naspi terminata in anticipo, quando succede

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Naspi INPS (Foto Adobe – pensioniora.it)

La crisi economica non ha colpito esclusivamente la sfera familiare. A rischio, anche il settore produttivo, il quale nel 2022 ha registrato tanto la perdita di profitti quanto la chiusura stessa di talune piccole e medie imprese. In particolare, le realtà produttive coinvolte sono quelle che non hanno potuto compensare i costi di indispensabili consumi elevati per produrre i beni, scaricandoli sul prezzo finale al consumatore.

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Per non parlare anche di una parte degli esercenti commerciali, che ha dovuto rinunciare a proseguire l’attività poiché le entrate si sono rese insufficienti per saldare le fatture di luce e riscaldamento dei locali. In sostanza, almeno sul piano nettamente stimabile del lavoro dipendente, sono stati inevitabili licenziamenti programmati e una buona quota di disoccupazione. Ovviamente, con annesse ripercussioni sulle casse assistenziali dello Stato.

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Il lavoro subordinato, in tal senso, dispone dell’affiancamento relativo alla indennità di disoccupazione versata dall’INPS ad ogni lavoratore dipendente appena licenziato, conosciuta più comunemente come Naspi. Può essere richiesta sin dall’ottavo giorno successivo all’interruzione del rapporto di lavoro ed ha una durata stabilita dal contratto nazionale di categoria a cui il lavoratore appartiene. Per i primi sei mesi di erogazione, la quota mensile è pari al 75 per cento della busta paga nella media degli ultimi quattro anni; dopo sei mesi, la Naspi si riduce del 3 per cento ogni mese, fino alla scadenza. Se si garantisce l’apertura di un’attività autonoma, si può ricevere la Naspi in un’unica soluzione. Ma è in questo caso che i pagamenti si interrompono in anticipo: basta un contratto a tempo determinato di durata inferiore ai 6 mesi per sospendere la misura, la quale riprenderà alla scadenza del contratto.

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