Quali sono i lavori con le paghe peggiori nel Paese, ecco una breve panoramica delle professioni meno fortunate
Le condizioni economiche italiane non sono delle migliori. Alta inflazione, forte tasso di disoccupazione, limitata produttività e salari bassi sono solo alcune delle difficoltà del sistema. Non ultima la crisi del welfare state con servizi sempre più cari e che non soddisfano i bisogni sociali della popolazione né proteggono a sufficienza le fasce più deboli.
Ormai anche in Italia si sta diffondendo il fenomeno dei working poor, cioè dei lavoratori a basso reddito sotto la soglia di povertà. I working poor italiani sono ormai quasi il 12 per cento dell’intera forza lavoro tra i 18 e i 64 anni. Il lavoro, in questi casi è sottopagato e non basta per un livello di vita dignitoso.
I lavori con paghe basse, ecco quali sono
In Italia il 31 per cento dei lavoratori non gode di una paga minima legale, con turni giornalieri lavorativi fino a 15 ore al dì. In molti casi non si arriva a 1000 euro al mese pur in settori strategici dell’economia italiana. In agricoltura, per esempio, con elevato tasso di sfruttamento e scarse tutele a cui corrispondono paghe molto basse.
Altro settore con elevato grado di sfruttamento quello ricettivo, malgrado le polemiche ricorrenti sulla scarsità di manodopera. Anche qui camerieri di sala, lavapiatti, baristi e facchini hanno salari che sovente non oltrepassano i milee euro mensili con turni molto intensi e impegnativi.
Nella lista dei lavori meno pagati ci sono poi anche professioni e impieghi stabili ma con retribuzioni basse. Si parla di dipendenti pubblici dei primi livelli, di insegnanti neo assunti, degli agenti di pubblica sicurezza. Nel settore privato i dipendenti con stipendi poco retribuiti sono gli addetti alla grande distribuzione, gli operai nei comparti tessile e calzaturiero e i dipendenti del commercio.
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Anche nel terziario privato le paghe di amministrativi e segretari sono spesso basse. Stesso discorso per i lavoratori domestici, badanti per esempio, e addetti alle pulizie. Ma le difficoltà non mancano nel lavoro autonomo con le false partite iva, con i precari dell’informazione e della comunicazione, con il piccolo commercio, con gli addetti ai call center.
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I salari italiani restano tra i più bassi d’Europa, con crescita negli ultimi venti anni minima, che colloca l’Italia in fondo a ogni classifica comunitaria, a fronte di un costo della vita sempre più elevato.