Il governo Meloni, tramite la Legge di Bilancio, ha gettato le basi per una nuova “pace fiscale”: si possono chiudere i debiti con il Fisco
Sono milioni gli italiani che, per un motivo o per un altro, hanno debiti con il Fisco. Si tratta di una situazione molto comune di Italia e tanti italiani si sentono davvero con il fiato sul collo per quanto riguarda il pagamento del debito dal momento che i soldi spesso scarseggiano. A complicare poi le cose il quadro socio – economico che attanaglia il nostro Paese da circa un anno.
Inflazione ed aumento delle materie prime hanno infatti messo a dura prova le tasche degli italiani che si ritrovano ancora più in difficoltà e non riescono a saldare il debito fiscale. A venire incontro agli italiani è il governo Meloni che, per merito della Legge di Bilancio 2023, ha deciso di chiudere anche le liti pendenti in ogni stato e grado del giudizio.
Il governo Meloni, attraverso la nuova Legge di Bilancio, prevede lo stralcio dei debiti d’importo residuo fino a mille euro oltre che la definizione agevolata per diverse situazioni. A questo proposito che l’Agenzia delle Entrate sta fornendo le istruzioni per poter chiudere i debiti con il Fisco sia per la definizione agevolata che per le liti pendenti innanzi alla Corte di Cassazione.
LEGGI ANCHE: Sanatoria cartelle | Cosa succede se non puoi pagare
In questo ultimo caso basterà pagare un importo pari al valore della controversia. In caso di ricorso pendente in primo grado il giudizio può definirsi col pagamento del 90% del valore della controversia. Se l’Agenzia delle Entrate sia soccombente, le controversie potranno definirsi col pagamento del 40% del valore della controversia con pronuncia di primo grado; 15% in caso di soccombenza nella pronuncia di secondo grado.
O ancora del 5% le controversie pendenti innanzi alla Corte di Cassazione per le quali l’Agenzia sia stata soccombente in tutti i precedenti gradi di giudizio; 15% le controversie relative esclusivamente alle sanzioni non collegate al tributo, se l’Agenzia risulti soccombente nell’ultima pronuncia; 40% negli altri casi.
LEGGI ANCHE: Assegno unico e bonus nido, INPS invierà questo avviso
Tutti gli interessati potranno presentare domanda entro il 30 giugno 2023 per ciascuna lite pendente. Sempre entro lo stesso termine il contribuente dovrà pagare l’intero importo necessario per la definizione. In alternativa, qualora sia stato ammesso al pagamento rateale, dovrà pagare la prima rata.
La domanda dovrà essere presentata sul sito dell’Agenzia delle Entrate, direttamente o tramite soggetti incaricati. Se pendono più controversie si dovrà presentare una distinta domanda di definizione per ciascuna controversia tributaria autonoma. In attesa di un servizio ad hoc, è possibile presentare la domanda a mezzo PEC all’indirizzo dell’Ufficio che è parte nel giudizio.