Molti pensionati riceveranno l’aumento sull’assegno pensionistico a partire dal mese di marzo: ecco chi ed il motivo
Già dalla fine del 2022 i pensionati italiani erano a conoscenza del fatto che avrebbero avuto degli aumenti sull’assegno pensionistico. Tali aumenti riguardano la perequazione, ovvero l’adeguamento delle pensioni all’inflazione e quindi al rincaro della vita, al conguaglio e alla rivalutazione.
Nonostante questo, però, che molti pensionati non riceveranno l’aumento che riguarda la rivalutazione degli assegni che sarebbe dovuta arrivare proprio nel corso del mese di febbraio. A confermarlo è l’INPS che in una apposita comunicazione riferisce che la rivalutazione degli assegni è stata rinviata al mese di marzo.
L’INPS conferma che erogherà gli aumenti relativi alla rivalutazione e insieme agli arretrati nel prossimo mese di marzo a tutti i pensionati che percepiscono un assegno quattro volte il minimo, ossia 2.101,52 euro. Tutti i pensionati che, invece, percepiscono un assegno con un importo inferiore, si sono visti erogare la rivalutazione del 100% rispetto all’inflazione già dal mese di gennaio 2023.
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Tutti i pensionati che, dunque, non hanno ricevuto gli aumenti li riceveranno nel corso del mese di marzo. Sempre nel mese di marzo l’INPS provvederà a mettere in pagamento gli arretrati relativi ai mesi di gennaio e febbraio 2023. A causare lo slittamento della perequazione sono stati degli intoppi burocratici.
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Dal momento che la nuova Legge di Bilancio del governo Meloni è stata approvata il 30 dicembre 2022, l‘INPS ha avuto poco tempo per riuscire ad attuare completamente la rivalutazione già nel corso del mese di febbraio. L’adeguamento dell’assegno spetta infatti dal 1° gennaio 2023, giorno in cui è entrata in vigore la Legge di Bilancio ma le elaborazioni hanno preso il via intorno al 10 gennaio.
Proprio per avere il tempo di adeguarsi alla nuova legge ed evitare di applicare quella precedente che l’INPS ha deciso di far slittare al cedolino della pensione di marzo l’accredito degli aumenti. Almeno per gli assegni che superano quattro volte il minimo, che corrisponde a 2.101,52 euro lordi al mese. Coloro che risultano essere titolari di assegni inferiori ai 2.692 euro lordi avevano già ottenuto nell’ultimo trimestre del 2022 un anticipo della quota di rivalutazione pari al 2% di quanto sarebbe spettato loro da gennaio 2023.