Dal prossimo mese arriva l’atteso taglio contributivo ma non potrebbero essere tutti vantaggi quelli che porterà alle pensioni. Cosa succederà
Il trattamento pensionistico INPS ha rappresentato nel corso del precedente anno un terreno di sperimentazione per risollevare buona parte del tessuto sociale dai problemi legati alla crisi dell’energia causata dallo scoppio del conflitto russo-ucraino. Da quasi un anno, oltre ad aver riportato venti di guerra nel cuore del vecchio continente dopo qualche decennio di pace, l’escalation degli eventi si è riversata sulle bollette delle utenze intestate ai cittadini europei.
In Italia, la congiuntura della speculazione dei mercati internazionali del gas ha incontrato l’altro fattore della discordia: l’inflazione. Se dopo la fine della emergenza sanitaria da Coronavirus, ha rappresentato un’unità di misura della crescita del PIL circa la ripresa dopo lo stop della produzione, la componente inflazionistica si è trasformata in un elemento di corrosione dei bilanci familiari per lavoratori e pensionati.
Oltre all’esponenziale incremento delle tariffe energetiche, la popolazione della penisola ha osservato immediatamente le conseguenze del nuovo quadro economico europeo con l’aumento sistematico dei prezzi sui beni di consumo e del costo della vita in generale. Gli iscritti al sistema pensionistico nazionale sono stati particolarmente assistiti da alcune misure istituzionali specifiche e mirate.
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L’iniziativa più emblematica è costituita dall’anticipo di una frazione dell’adeguamento ISTAT che ha alzato gli importi pensionistici, partendo con un primo indice – del 2 per cento – a partire dallo scorso mese di ottobre. L’altra parte del provvedimento si è invece consolidata con i ratei di gennaio, sui quali è stato applicato l’indice effettivo del 7,3 per cento, deciso dal MEF per contrastare l’inflazione giunta a due cifre percentuali.
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Il governo Meloni ha tra l’altro deciso di portare la rivalutazione statistica non più a cadenza annuale, bensì trimestrale, avvantaggiando le entrate dei cittadini, più consone allo status dei prezzi attuali; ed entro l’estate si avrà un ulteriore aumento correttivo dello 0,7 per cento. Dal prossimo mese, inoltre, le buste paga il già programmato taglio contributivo del 2 o 3 per cento, il quale andrà ad alzare il netto dello stipendio dei lavoratori dipendenti con redditi annui inferiori a20 mila euro e fino a 35 mila euro. Anche la quota di contribuzione passerà dal 9,19 al 6,19 per cento fino a 1.923 euro mensili e al 7,19 per cento fino i 2.692 euro/mese. Tale taglio sulla componente previdenziale non avrà conseguenze sulle pensioni sono calcolate su un modello di versamento pieno.