Bonus Meloni e pensioni: penalizzazione in arrivo?

Il cosiddetto bonus Meloni riguarda l’esonero contributivo per alcuni lavoratori. Sembra un vantaggio ma esiste sempre l’altra faccia della medaglia

esonero parziale contributivo Governo Meloni
Pensione contributi (Foto Pixabay – pensioniora.it)

Dopo la pandemia la necessità della ripresa dei consumi si è scontata con un Paese sempre più in difficoltà economica. Alla pandemia, e dunque crisi dei settori lavorativi, si è aggiunta la crisi energetica, che ha portato alle stelle i carburanti ed anche le bollette. Per non parlare dei generi alimentari. E questo, che in poche parole si riassume con il termine caro vita, ha determinato un tasso d’inflazione tra i più alti degli ultimi 40 anni. Dunque l’entrante Governo Meloni si è dovuto confrontare con una situazione di crisi, dove da una parte c’è la necessità di riconfermare gli aiuti pubblici alla popolazione, dall’altra quella di limitare le uscite delle casse statali.

E la coperta è sempre troppo corta. Per cui si va per priorità, o almeno quelle che il Governo ritiene tali. Dunque taglio del reddito di cittadinanza, taglio di alcuni bonus in busta paga, stop al taglio delle accise sul carburante. E d’altro canto l’introduzione del taglio dei contributi.

Governo Meloni, l’esonero parziale contributivo

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Pensione contributi (Foto Pixabay – pensioniora.it)

L’esonero contributivo parziale è quello che in gergo viene definito il taglio del cuneo fiscale. Ciò significa che sottraendo oneri fiscali ai lavoratori, la busta paga dovrebbe diventare automaticamente più alta. Ed è quello che ha previsto il Governo Meloni. Nello specifico i lavoratori con reddito da lavoro al di sotto dei 20mila euro e fino ai 35mila euro, avranno diritto ad un esonero contributivo del 2 o 3 per cento.

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Per il momento la quota di contributi a carico del lavoratore è fissata al 9,19 per cento. Con il taglio del 3 per cento si scenderebbe a 6,19 per cento per chi non supera lo stipendio di 1.923 euro al mese, ed al 7,19 per cento per gli stipendi fino a 2.692 euro mensili.

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La preoccupazione principale è che meno contributi corrisponde a minor montante contributivo ai fini pensionistici. Il Governo tranquillizza i cittadini in questo senso. La rimanenza è a carico dello Stato. Ciò significherebbe che anche pagando meno contributi figureranno come se il pagamento fosse stato effettuato a cifra intera, ovvero il 9,19 per cento.

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