Il cosiddetto bonus Meloni riguarda l’esonero contributivo per alcuni lavoratori. Sembra un vantaggio ma esiste sempre l’altra faccia della medaglia
Dopo la pandemia la necessità della ripresa dei consumi si è scontata con un Paese sempre più in difficoltà economica. Alla pandemia, e dunque crisi dei settori lavorativi, si è aggiunta la crisi energetica, che ha portato alle stelle i carburanti ed anche le bollette. Per non parlare dei generi alimentari. E questo, che in poche parole si riassume con il termine caro vita, ha determinato un tasso d’inflazione tra i più alti degli ultimi 40 anni. Dunque l’entrante Governo Meloni si è dovuto confrontare con una situazione di crisi, dove da una parte c’è la necessità di riconfermare gli aiuti pubblici alla popolazione, dall’altra quella di limitare le uscite delle casse statali.
E la coperta è sempre troppo corta. Per cui si va per priorità, o almeno quelle che il Governo ritiene tali. Dunque taglio del reddito di cittadinanza, taglio di alcuni bonus in busta paga, stop al taglio delle accise sul carburante. E d’altro canto l’introduzione del taglio dei contributi.
Governo Meloni, l’esonero parziale contributivo
L’esonero contributivo parziale è quello che in gergo viene definito il taglio del cuneo fiscale. Ciò significa che sottraendo oneri fiscali ai lavoratori, la busta paga dovrebbe diventare automaticamente più alta. Ed è quello che ha previsto il Governo Meloni. Nello specifico i lavoratori con reddito da lavoro al di sotto dei 20mila euro e fino ai 35mila euro, avranno diritto ad un esonero contributivo del 2 o 3 per cento.
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Per il momento la quota di contributi a carico del lavoratore è fissata al 9,19 per cento. Con il taglio del 3 per cento si scenderebbe a 6,19 per cento per chi non supera lo stipendio di 1.923 euro al mese, ed al 7,19 per cento per gli stipendi fino a 2.692 euro mensili.
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La preoccupazione principale è che meno contributi corrisponde a minor montante contributivo ai fini pensionistici. Il Governo tranquillizza i cittadini in questo senso. La rimanenza è a carico dello Stato. Ciò significherebbe che anche pagando meno contributi figureranno come se il pagamento fosse stato effettuato a cifra intera, ovvero il 9,19 per cento.