Rsa | Chi paga se la pensione non basta?

Ecco quale sostegno economico viene in soccorso di quegli anziani che devono sostenere le spese della lunga degenza. Di cosa si tratta

come pagare rsa oltre la pensione
RSA (Foto Adobe – pensioniora.it)

È stato un lungo processo di progresso sociale e politico quello che ha portato al riconoscimento dei diritti di una parte trasversale della società (appunto). Una parte che include i diritti di un malato, da salvaguardare contro le ingiustizie nell’ambito della sanità pubblica, dove non è stata garantita l’assistenza di base o l’accesso – anche qualitativo – alle cure; e una parte altresì dove alberga l’ampia popolazione delle persone portatrici di disabilità.

A partire dal 1992, ha iniziato ad avere effetti giuridici la cosiddetta Legge 104, un corpus di norme a favore delle persone affette in particolare di handicap gravi; con essa, si persegue l’obiettivo della sistematica equiparazione delle opportunità sociali, professionali e previdenziali dei primi con quelle potenzialmente riconosciute ai soggetti normodotati. In tempi più recenti, le agevolazioni negli ambiti sopracitati sono state estese ai soggetti che si prendono cura delle persone disabili: dai genitori, ai figli, alle persone terze e i caregiver.

Rsa, come fare se la pensione non copre le spese?

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RSA (Foto Adobe – pensioniora.it)

Come è noto, l’Italia è il Paese che invecchia di più in Europa, ed è tra le nazioni in cima alle classifiche internazionali per la sua alta demografia di anziani e la bassissima natalità; nei prossimi decenni, questa tendenza rischia di creare seri problemi alla tenuta dell’organizzazione sociale. Ad ogni modo, tale peculiarità rivela la dura condizione di molte famiglie a dover assistere non solo disabili, ma soprattutto soggetti anziani con particolari deficit motori e psichici.

Si parla di contesti dove spesso la Legge 104 non arriva, e il problema viene scaricato sulle spalle dei figli lavoratori e spesso non pienamente autosufficienti sotto il profilo economico. Pertanto, è estremante diffusa la scelta di rivolgersi al supporto di una badante, la quale possa prendersi cura del malato in tutte le sue necessità fisiche e sanitarie, comprese per l’alimentazione e la pulizia della casa.

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Di fronte a condizioni psicofisiche che richiedono una lunga degenza, le strutture ospedaliere dirottano il malato presso una residenza sanitaria non ospedaliera, ossia la cosiddetta RSA. L’accesso avviene sovente dopo l’attraversamento di lunghe graduatorie per l’assegnazione di una struttura in convenzione con le Regioni. In questa residenza, le persone non autosufficienti ricevono cure, assistenza medica, infermieristica e riabilitativa; e non sono escluse attività ricreative e sociali a loro rivolte. L’assistenza medica non è garantita per tutte le 24 ore, ma è presente un medico durante la notte.

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Si tratta di una servizio a pagamento, e capita che la pensione del degente non basti. In alcuni contesti, la ASL copre il 50 per cento delle spese, mentre il restante è a carico del Comune di residenza; agevolazioni, queste, rilasciate dietro la dichiarazione ISEE. Quando c’è, è il contributo di familiari e parenti a coprire parte delle spese: a tal proposito, essi possono beneficiare di detrazioni fiscali del 19 per cento sull’IRPEF, riducendo il gravame delle tasse annuali. L’alternativa, altrimenti, è quella di dare in affitto la casa di proprietà del soggetto ospite presso la RSA, in modo da sopperire alle spese con la retta della locazione.

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