La rottamazione delle cartelle esattoriali è stata disposta dalla Legge Bilancio, ma ogni Comune può decidere per conto proprio
Le cartelle esattoriali nel 2023 tra tregua e rottamazione tenderanno ad ingolfare di meno il magazzino fiscale dell’Agenzia delle Entrate. A quanto pare lo scopo di tali agevolazioni era proprio quello. Anche se l’ANCI, associazione dei Comuni italiani, non sembra ritenere adeguate le misure della Legge Bilancio sulle cartelle esattoriali, in particolare sullo stralcio parziale delle cartelle fino a mille euro. Esso, a parere dell’associazione, “non sembra centrare l’obiettivo di liberare il magazzino dell’Agenzia delle Entrate-Riscossione dai crediti più vetusti”.
La Legge Bilancio ha disposto anche una nuova rottamazione per i debiti tra il 2000 ed il 30 giugno 2020. Questa consentirà di rateizzare i debiti con l’Agenzia delle Entrate al netto di more ed interessi. I debiti che riguardano imposte comunali, come Imu e Tari, sono rimessi alla decisione dei Comuni, che possono accogliere o no ciò che è stato disposto dalla Legge bilancio.
Rottamazione cartelle esattoriali, Roma e Milano dicono no
Per quanto riguarda i Comuni, hanno tempo fino al 31 gennaio 2023 per deliberare sull’accogliemento o meno della rottamazione delle cartelle esattoriali per i debiti di propria competenza come l’IMU e la Tari. Un tempo decisamente inadeguato a trovare delle soluzioni che mettano d’accordo il consiglio comunale. Mentre alcuni Comuni sono nel limbo, Roma e Milano hanno già dato la propria risposta, no. Non accettano la possibilità per i propri cittadini di rottamare i debiti con il Comune. Il Sindaco di Roma, Roberto Gualtieri, motiva in questo modo il rifiuto: “Si tratterebbe in sostanza di ridurre servizi alle persone per 60 milioni l’anno per cinque anni, servizi come l’assistenza ai disabili, il trasporto pubblico, gli asili nido”.
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E gli fa eco, ma con motivazioni leggermente differenti, il Sindaco di Milano: “Disincentivano i comportamenti virtuosi e contrastano con il principio di equità nei confronti dei cittadini, la stragrande maggioranza dei quali adempie ai propri obblighi di contribuzione al sostenimento della spesa pubblica”.
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I Comui che hanno già accolto la rottamazione sono Acerra, Arezzo, Lecce, Pistoia, Lucca. Gli altri che hanno detto no, a parte Roma e Milano, sono: Bologna, Firenze, Piacenza, Verona e Bari.