Questi soggetti rappresentano ancora coloro che possono riscuotere il trattamento integrativo per il lavoro dipendente. Ecco chi sono
È noto che in considerazione del costo della vita, basato sulle dinamiche rivalutative in vigore nella normativa italiana, l’inflazione presenta due facce della stessa medaglia, come altresì sono a conoscenza gli economisti. Di questa duplice natura, i dodici mesi che si sono affannosamente succeduti – non privi di lati drammatici – hanno rappresentato una prova, più che per il fattore inflazionistico, per chi lo ha subito.
All’inizio del 2022, l’inflazione ha costituito un elemento economico addirittura trainante, in quanto ha rappresentato un’unità di misura della crescita, legata alla ripresa del prodotto interno lordo, seguita allo stop produttivo imposto dalla emergenza sanitaria da Covid. La reale degenerazione si è invece registrata con lo scoppio del conflitto russo-ucraino, la cui crisi della energia ha prodotto una crisi delle economie del vecchio continente.
Le dinamiche internazionali si sono inevitabilmente riversate nelle vite e tra le mura domestiche dei cittadini, soprattutto i meno abbienti, tra lavoratori e pensionati. Sia coloro già afflitti da povertà pregressa che quelli colpiti dal progressivo impoverimento, hanno visto i loro bilanci familiari deteriorati dall’esponenziale incremento delle bollette delle utenze domestiche, oltre all’incremento generalizzato del costo della vita, a cominciare dai prezzi sui beni di consumo.
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Gli ultimi due governi hanno dato seguito ad una politica economica straordinaria con bonus ad hoc, ma il consolidamento finanziario – per alcuni cittadini – si è avuto con l’anticipo di una frazione dell’adeguamento ISTAT delle pensioni. I lavoratori, in particolare del settore dipendente, hanno visto crescere la tredicesima grazie agli indici di adeguamento. L’aumento considerevole degli importi è arrivato, però, con il rinnovo dei contratti nazionali di categoria.
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In un passato recente, un tentativo di incremento degli stipendi si è concretizzato con il cosiddetto bonus Renzi, chiamato altresì bonus 80 euro, il trattamento integrativo IRPEF in grado di toccare il tetto di 120 euro al mese, a seconda del reddito del beneficiario. Esso è stato poi esteso ai lavoratori atipici e ai percettori di NASPI. Non c’è ragione di parlare del bonus al passato perché mentre il governo Renzi si è congedato da tempo piuttosto lontano, il bonus è rimasto in busta paga. Ecco chi sono i fruitori ancora nel 2023: i lavoratori con i redditi lordi annui fino a 15mila euro. In secondo luogo, i redditi compresi tra 15mila e 28mila euro, viene comunque riconosciuto il bonus, ma con l’applicazione del calcolo dove il totale delle detrazioni dovrà risultare superiore all’imposta lorda.