Ecco quanto un lavoratore deve guadagnare ogni mese per ottenere questo buon livello del trattamento INPS. Le previsioni
Lo scorso anno, tra i protagonisti morali delle drammatiche circostanze venutesi a creare, oltre alla crisi energetica – sulla soglia della prima ricorrenza, fra meno di un mese – si è palesato, al suo peggio, il fattore dell’inflazione. È emerso in una chiave niente affatto negativa, a partire dalla ripresa delle attività dopo lo stop produttivo indotto dalla emergenza sanitaria da Covid.
Dopo lo scoppio del conflitto russo-ucraino, nel cuore dell’Europa, l’indice inflazionistico si è trasformato in una spada di Damocle brandita sulle precarie economie del vecchio continente. La prima manifestazione del suo potenziale corrosivo sui portafogli si è mostrato sui prezzi in aumento esponenziale sui beni di consumo e sull’incremento generalizzato del costo della vita; oltre, ovviamente, sugli importi delle tariffe sulle bollette energetiche.
Di fronte a tale dominio delle dinamiche inflazionistiche, la politica ha risposto con antidoti che non sempre hanno l’aspetto di un antidoto; ad esempio, lo scorso autunno, la Banca Centrale Europea ha rialzato i tassi di interesse come forma di contrasto, causando aumenti sulle rate dei mutui che hanno sfiorato il tetto di 250 euro al mese. In Italia, il governo Draghi, invece, ha anticipato una frazione dell’adeguamento ISTAT sulle pensioni.
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Dallo scorso mese di settembre è stato dunque applicato sugli importi un indice previsionale del 2 per cento, in quote basate sugli scaglioni reddituali; e ancora dal 1° gennaio 2023, ha fatto seguito la seconda parte del provvedimento con il nuovo aumento, siglato dal MEF, pari all’indice effettivo del 7,3 per cento. Nel prossimo febbraio è addirittura prevista una correzione al rialzo dello 0,7 per cento.
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Oggigiorno, i lavoratori sono entrati nel nuovo sistema transitorio per ottenere la pensione anticipata, dopo lo scadere della Quota 102. Si chiama Quota 103, consistente nel raggiungimento di 62 anni di età e 41 anni di contribuzione versata. Con quest’ultima si scongiura il ripristino compiuto dei requisiti pensionistici della Riforma Fornero, anche se resta come punto di riferimento la pensione di vecchiaia con i suoi 20 anni contributivi minimi e 67 anni di età.
È importante congedarsi dal luogo di lavoro sicuri di aver raggiunto un rateo che garantisca un tranquillo futuro alla propria vecchiaia. Si pensi ad una pensione mensile di mille euro: quanto occorre guadagnare per accantonare sufficienti somme per ottenere un rateo mensile di questa entità: è necessario uno stipendio di almeno 1.500 euro al mese. Col regime retributivo basteranno 14 anni di contributi; fino a 26 anni, col regime contributivo.