Richiesto all’istituto di previdenza il risarcimento di queste somme dovute relative al reddito di sostegno. Cosa sta succedendo
Nel corso del 2022, l’INPS, l’Istituto Nazionale di Previdenza Sociale, è stato particolarmente attivo. E le ragioni sono ben comprensibili: a partire dalla fine di febbraio, con lo scoppio del conflitto russo-ucraino, è detonata la famigerata crisi energetica del gas che ha colpito il vecchio continente; in Italia, essa ha finito per tramutare la “buona” inflazione della ripresa post Covid in un fattore di erosione dei bilanci privati ancora in atto.
La manifestazione più evidente del declino economico generalizzato è rappresentata dall’aumento sconsiderato dei costi energetici delle utenze domestiche, e il tentativo di onorare gli importi ha acuito le difficoltà economiche già presenti nei numerosi nuclei familiari di lavoratori e pensionati, alle prese con una povertà pregressa oppure con il progressivo impoverimento dato dalla odierna deriva.
Lo Stato, tramite il suo Ente previdenziale, ha fornito dei bonus derivanti dal rilascio di fonti finanziarie straordinarie, a favore dei redditi più bassi tra i lavoratori, i pensionati e i percettori di sussidi e indennità. Diversi soggetti hanno ricevuto – e alcuni continuano ad attendere – i sostegni una tantum da 200 e 150 euro. E questo nella cornice di varie misure economiche, nella fattispecie la maggior parte a supporto delle famiglie.
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Tra queste, la più rappresentativa è data dall’Assegno Unico e universale, elargito per ogni figlio minorenne o disabile, a carico dei genitori lavoratori dipendenti, ma anche pensionati e inoccupati. Giunto quest’anno al rinnovo, dal mese di marzo inizia la sua seconda annualità, rivolta a coloro che presenteranno le nuove domande e a quelli che invieranno le inderogabili domande di rinnovo, con l’annessa nuova dichiarazione ISEE.
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Al rinnovo, anche il Reddito di Cittadinanza: ma è solo per il 2023, poi la fine del sussidio. Inoltre, da gennaio si presenta in una veste nuova, dopo le pesanti modifiche nei criteri di accesso e di durata. Le erogazioni hanno una durata di sole sette mensilità, con l’opzione di anticipare il termine a seguito del rifiuto, da parte del lavoratore, dell’unica proposta di lavoro offerta dal Centro per l’Impiego. Nel frattempo, ancora nel mese in corso, giungono ai percettori RdC i bonus da 150 euro che non sono stati pagati nello scorso novembre.
Ancor più drammatiche sono le vicende di revoca del contributo, accompagnato dalla pretesa dell’Ente della restituzione delle somme: come nel caso recente di una badante di Trento, alla quale l’INPS ha attribuito il mancato rispetto del requisito sulla residenza decennale in Italia. È stata dunque avanzata la richiesta di rimborso delle somme percepite tra ottobre 2020 e novembre 2021. Il ricorso della donna non poteva che finire in Tribunale, il quale ha riconosciuto la residenza italiana continuativa per due anni, nonostante l’anagrafe l’avesse cancellata per un periodo di tempo a causa di irreperibilità. L’INPS, inoltre, dovrà versare alla badante 10mila euro di risarcimento e riattivare il RdC per diciotto mesi.