Ecco di quali margini di sospensione parla la normativa circa il pagamento dell’abbonamento televisivo Rai. Di cosa si parla
È alla sera, magari dopo una lunga giornata di lavoro, che viene voglia di distrarsi tornando a casa. Il gesto, al contempo plateale e tradizionale, non è che uno solo nel focolare di milioni di italiani: accendere il televisore. Ma la cornice sonora e visiva che spesso circonda la cena irradiando le buone o cattive notizie di un telegiornale, oppure la frizzantezza di un talk show, come è nota, non è scontata.
Anzi, gratuita. Come per molti automobilisti il pagamento del bollo auto riguarda la riscossione di una tassa piuttosto difficile da digerire, parimenti per coloro che oltre l’auto posseggono un televisore, il canone dell’abbonamento radiotelevisivo della RAI ha da sempre rappresentato una spada di Damocle, in nome della scelta del canale. Sì, poiché pur non seguendo i canali RAI, l’imposta si paga lo stesso.
Ancor meno accettabile per taluni riguarda ciò che è avvenuto nel 2016, quando il governo Renzi ha inglobato il canone TV alla bolletta dell’energia elettrica. Insomma, un modo per non sfuggire dall’onere: niente tv, niente luce. Si è trattato, infatti, di un provvedimento volto a contribuire drasticamente nella lotta all’evasione del canone. Rispetto a questa misura che non ha mai convinto del tutto, in compenso l’importo annuo è stato portato a 90 euro (tra gli abbonamenti televisivi più bassi d’Europa) e si è dato respiro ad un’ampia rateizzazione.
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Da quest’anno si torna alla divisione tra utenza elettrica e pagamento del canone radiotelevisivo dopo che la Commissione Europea ha bocciato la modalità e chiedendo all’Italia che si standardizzasse in merito al resto dei Paesi del vecchio continente. Di certo, come appunto la natura stessa del canone RAI dimostra, la TV di Stato necessita di essere finanziata anche se i suoi spettatori, specialmente la fascia più giovane cha abbandonato i contenuti dei primi canali di un televisore, sono diretti verso i contenuti a pagamento delle grandi piattaforme, grandi distributrici delle imperdibili serie tv (come quelle di Netflix).
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Sembrerebbe che non vi siano davvero eccezioni e che tutti siano costretti a pagarlo: l’esenzione dal pagamento relativo al servizio della tv pubblica è ad appannaggio degli anziani sopra i 75 anni di età, in possesso di un reddito inferiore a 8mila euro; oppure, più banalmente, occorre dimostrare di non possedere un televisore. Chi vi riesce – in quest’ultimo caso – trova comunque un modo per seguire la RAI; basta un pc per seguire i contenuti interattivi che la stessa RAI mette a disposizione. D’altronde, il passaggio delle trasmissioni al di fuori del segnale radiotelevisivo è consentito dalla norma.