In molti si chiedono se un qualsiasi pensionato può aprire una partita Iva: ecco tutte le risposte del caso specifico
Sono in molte le persone che si chiedono se, dopo essere andate in pensione, possono aprire partita IVA. Questo accade quando si vuol continuare a lavorare oltre l’età pensionistica. In merito a ciò la Legge spesso ha cambiato idea ed emanato disposizioni del tutto contrastanti rispetto a quelle precedenti. Inoltre, prima di procedere in ogni scelta di questo tipo, bisogna chiedere una consulenza ad esperti del settore. Ad ogni modo, per quanto riguarda la P.Iva in sé e per sé, ecco come funziona.
Pensionato con Partita IVA: cosa sapere
Per chiunque si chieda se un pensionato abbia la possibilità di aprire la partita IVA in Italia, la risposta è ‘sì, può farlo’. Nonostante ciò, va detto che ci sono alcune limitazioni per i pensionati che aprono una partita IVA. In primis, va valutato bene a quale regime fiscale iscriversi. Spesso quello che garantisce vantaggi maggiori è il forfettario, ma in tal caso il dipendente o pensionato che sia deve rispettare un limite di ricavi.
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In termini numeri, esso dev’essere di 30.000 euro annui. Inoltre, nel caso specifico di un pensionato, anche il suo reddito da pensione dovrà rimanere sotto la suddetta soglia. In alternative, c’è il regime ordinario che non prevede particolari requisiti ostacolanti per i pensionati.
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Ovviamente ci sono dei costi per aprire la partita IVA e questi dipendono anche dall’attività che si vuole andare a svolgere. Il libero professionista non avrà costi di apertura, mentre la ditta individuale prevede l’iscrizione alla camera di commercio (250-300 euro) e la SCIA (se il Comune di appartenenza la richiede). Inoltre, c’è da pagare il commercialista ma questo è un costo che varia a seconda del professionista. Sicuramente, si può dire che generalmente, un commercialista costa per le sue prestazioni fino a 2000 euro annui per gli ordinari e tra i 700 e i 1000 euro per i forfettari.