Se la pensione di vecchiaia non è sufficiente allo stile di vita desiderato, nulla vieta al pensionato di dedicarsi ad altre attività remunerate
Quando si va in pensione il pensiero non è solo come occupare il tempo improvvisamente libero, ma anche come poter realizzare dei progetti da un punto di vista economico, o nel peggiore dei casi, come arrivare a fine mese. Difatti si vive in un Paese dove l’assegno sociale, per chi non ha messo da parte contributi, magari perché casalinga o perché ha lavorato sempre a nero, è di cifra inferiore ai 500 euro al mese. Che con l’inflazione – ma anche prima – è una cifra decisamente inadeguata a qualunque stile di vita dignitoso.
Anche la pensione minima, da non confondere con la sociale, è assolutamente inadeguata. Si tratta di poco più di 525 euro mensili per 13 mensilità. Esclusivamente per il 2023 gli over 75 riceveranno un aumento della pensione minima, che arriverà alla cifra di 600 euro. Ma solo per quest’anno.
Chi vuole aumentare le propie entrate mesili, sia perché la pensione è inadeguata per sopravvivere, o perché non è abbastanza per poter comprare una casa o avviare dei progetti, può lavorare anche dopo aver iniziato a ricevere l’assegno previdenziale dall’INPS. Nulla e nessuno vieta ad un pensionato di cumulare il reddito da lavoro con il reddito da pensione. Con delle eccezioni. Ad esempio se si lavora mentre si è andati in pensione con Quota 100 o Quota 103, la prestazione pensionistica verrà sospesa fino al compimento dell’età anagrafica per andare in pensione.
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Nel caso in cui si abbia la pensione di reversibilità ad esempio, la somma del reddito da lavoro può essere interamente cumulabile alla reversibilità, a meno che non superi determonati limiti. In tal caso si attuano delle riduzioni sulla reversibilità:
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Dunque il pensionato che voglia guadagnare di più può ricorrere ad un lavoro dipendente o anche ad un lavoro imprenditoriale, aprendo la partita IVA e tentando di convertire la professionalità maturata in una vita di lavoro in un’impresa.