I lavoratori possono seguire ogni mese tramite il cedolino, il cumulo della quota destinata al trattamento di fine rapporto. Ecco come
L’anno che si è chiuso da poco ha visto il sorgere di diverse misure di sostegno economico a favore delle famiglie dei lavoratori e dei pensionati in difficoltà, colpiti da circostanze di povertà pregressa, oppure da un progressivo impoverimento. D’altronde, l’iniziativa istituzionale è giustificata nel quadro di un anno drammatico, dove la crisi internazionale su energia ed economia ha minato il tessuto sociale.
Dopo una campagna che ha riguardato l’erogazione di somme aggiuntive ai redditi più bassi – bonus 200 e 150 euro – promossa dai decreti dei recenti governi, l’esecutivo presieduto dal premier Giorgia Meloni ha focalizzato la legge di bilancio appena approvata sui contesti familiari danneggiati dal rincaro sulle bollette delle utenze domestiche, quanto dalla perdurante e galoppante corsa dell’inflazione.
Non soltanto i pensionati hanno beneficiato a vario titolo di adeguamenti statistici degli importi dei trattamenti INPS a più riprese; i lavoratori, a partire dalla fattispecie dei dipendenti della Pubblica Amministrazione hanno incamerato, a settembre scorso, l’ottimo esito del rinnovo dei contratti nazionali di categoria, tradotto in un sostanzioso aumento degli stipendi con l’aggiunta degli arretrati retroattivi; il tutto iniziando dal settore della sanità e della scuola.
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Le famiglie dei lavoratori dipendenti, inoltre, possono contare anche per il 2023 sull’Assegno Unico e universale, a sostegno delle spese per ciascun figlio minorenne e disabile. Dal 1° aprile prossimo, infatti, si apre la nuova annualità di erogazione nei confronti dei nuclei che fino al 1° marzo presenteranno la domanda di rinnovo, con eventuale nuovo ISEE in caso di variazione del reddito occorsa durante il 2022. In chiave di futuro, nel frattempo il lavoratore, titolare di busta paga, può monitorare il suo TFR.
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Il trattamento di fine rapporto è la somma che il datore di lavoro versa ogni mese presso la destinazione scelta dal lavoratore al momento dell’assunzione. Può infatti aver trovato posto tra i Fondi di previdenza complementare, di categoria o di settore, oppure tra i fondi aziendali o territoriali. Nei Fondi negoziali e di categoria, è il lavoratore a versare la sua quota, soggetta ad investimenti dai livelli di rischio differenziati. La quota, ad ogni modo, è pari al 6,91 per cento della retribuzione annua. Al 31 dicembre di ogni anno, i relativi importi accantonati vengono indicizzati al tasso dell’1,5 per cento in misura fissa, e del 75 per cento per l’adeguamento ISTAT. Nel cedolino, la voce relativa al TFR si trova nella parte bassa, dove è indicato il mese di riferimento e l’accantonamento odierno.