Alcuni beneficiari dell’Assegno Unico dovranno restituire direttamente all’INPS i soldi della misura: ecco il motivo
Il governo Meloni, anche per il 2023, ha rinnovato la misura dell’Assegno Unico Universale che spetta alle famiglie con figli a carico fino a 21 anni e senza limiti di età nel caso di figli con una qualche disabilità. L’Assegno Unico è erogato direttamente sull’IBAN di chi ne ha fatto domanda ed è in vigore da marzo 2022.
Se da una parte ci sono delle novità importanti che riguardano l’Assegno Unico ed in particolare le maggiorazioni; dall’altro lato arrivano notizie non proprio piacevoli per altri beneficiari che dovranno restituire alcune somme relative all’AU direttamente all’INPS. Vediamo chi dovrà restituire le somme ed il motivo.
E’ lo stesso INPS a poter chiedere a breve la restituzione dell’Assegno Unico, o almeno una parte di esso, erogato nei mesi da marzo a dicembre 2022. Le motivazioni della restituzione sono contenute nella circolare INPS n.23 del 9 febbraio 2022, recante le istruzioni contabili in vista dell’introduzione dell’assegno unico universale ai sensi del decreto legislativo n. 230 del 29 dicembre 2021.
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A rischiare di dover restituire le somme dell’AU da marzo 2022 a dicembre 2022 sono tutti i beneficiari che hanno un ISEE 2022 con omissioni o difformità e che non hanno provveduto alla regolarizzazione entro il 31 dicembre scorso. Gli interessati riceveranno una comunicazione da parte dell’INPS in cui sarà indicata la somma da dover restituire che potrebbe essere anche molto alta.
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Gli interessati dalla restituzione dei soldi all’INPS continueranno a ricevere l’Assegno Unico ma solo in quota minima, ovvero quella che sarebbe spettata in assenza della presentazione dell’ISEE. Per la cifra restante sarà effettuato un conguaglio e tutte le somme eccedenti saranno recuperate dall’INPS.
La cifra da restituire all’INPS varia di persona in persona, in base a quello che è l’importo dell’assegno unico erogato dall’Inps sulla base del valore dell’attestazione ISEE 2022. La regola prevede che su ogni mensilità viene mantenuta solamente la quota di assegno unico che sarebbe spettata nel caso di domanda presentata senza Isee, quindi il minimo previsto dalla legge pari a 50 euro al mese nel caso dei figli minorenni e 25 euro al mese per i figli maggiorenni.