Ecco quanti contributi occorrerà aver versato e quale età raggiunta per congedarsi dal lavoro il prossimo anno. I particolari
Ancora pochi giorni, ed oltre ad aver congedato i duri mesi del 2022 e ad aprire un anno in cui non tarderanno a verificarsi importanti cambiamenti, il nuovo corso esordirà altresì con la prima tornata delle pensioni INPS. Gli anziani contribuenti saranno chiamati – a quanto pare dal giorno 2 gennaio 2023 – a presentarsi all’ufficio postale secondo il consueto calendario previdenziale organizzato per l’ordine alfabetico dei cognomi.
In loco, i pensionati riceveranno in contanti il rateo mensile; coloro i quali, invece, hanno scelto di ricevere l’assegno mensile direttamente tramite l’accredito sul conto corrente personale, godranno della medesima puntualità evitando però qualsiasi fila e perdita di tempo. E già dal primo mese del nuovo anno, i cedolini presenteranno delle novità interessanti a favore dei loro percettori.
Come si va in pensione nel 2023, occorrono questi contributi e questa età
Il primo ritiro della pensione 2023 si inserisce in un quadro piuttosto delicato di trasformazioni e di importanti cambiamenti normativi. Di fatto la prima istanza istituzionale lasciata in sospeso con le dimissioni del governo Draghi è stata rappresentata dalla riforma pensionistica; una misura quantomai urgente, richiamata dalla imminente scadenza al 31 dicembre 2022 della “provvisoria” Quota 102.
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Nel tentativo di scongiurare il ripristino dei requisiti pensionistici dettati dalla controversa Legge Fornero – prima in campagna elettorale, ora nel contesto della legge di bilancio – il governo Meloni farà entrare in vigore la Quota 103, che consta di 62 anni anagrafici e 41 anni di contribuzione versata; questo per il 2023, precedendo un’articolata discussione per una riforma strutturale entro il 2024.
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Di fatto la Riforma Fornero non solo non è abolita ma sullo sfondo restano le due opzioni che la contraddistinguono: la pensione di vecchiaia a 67 anni e almeno 20 anni di contributo; oppure con 42 anni e 10 mesi di contributi (pensione anticipata). Oltre alla misura transitoria della Quota 103, è stata rinnovata di un anno l’Opzione Donna e l’Ape sociale. Dalle ultime modifiche della manovra, la prima regolerà l’età d’uscita della donna in base al numero di figli. La seconda, invece, traghetterà i lavoratori più fragili verso la pensione anticipata tra i 63 e i 67 anni, altrimenti raggiunta con 42 o 41 anni e 10 mesi di contribuzione.