Se si possiede ancora uno di questi buoni fruttiferi, il rischio è quello di non poter più ritirare la somma impegnata, né gli interessi. Ecco perché
Archiviate le feste natalizie, si può oramai dire che è oramai alle spalle la corsa ai regali e tutto ciò che significa. Il riferimento è alla tradizionale maratona di acquisti, accompagnata dalle piccole strategie individuali dei consumatori per ricercare la convenienza senza tralasciare l’aspetto tutt’altro che secondario di un regalo gradito. Ovviamente, ciascun acquirente si è commisurato con le proprie disponibilità economiche.
A ciò bisogna aggiungere anche un’altra piccola tradizione, per sentirsi in famiglia anche se da lontano: ovverosia, i giorni che precedono il Natale sono quelli in cui molte persone si recano presso l’ufficio postale a spedire i propri pacchi natalizi, da far recapitare alla propria famiglia d’origine (in Italia o all’estero) o ad un solo componente che non potrà unirsi ai tradizionali rituali collettivi. Il tutto con la puntualità del servizio spedizioni di Poste Italiane.
Buoni Poste in lire, si possono ritirare nel 2023?
Con la chiusura dell’anno 2022, Poste Italiane termina i festeggiamenti del suo centosessantesimo anniversario dalla sua fondazione, ribadendo con l’attuale immagine del Gruppo gli importanti passi e la straordinaria evoluzione prodottasi nell’arco di una storia così lunga, accompagnando lo sviluppo di un Paese e il cambiamento dei costumi della sua società. A fianco, in particolare, dei clienti privati, delle famiglie.
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Queste ultime sono giustapposto i principali referenti di Poste Italiane, che nel corso degli anni hanno continuamente rinnovato il rapporto di fiducia affidando i piccoli e medi risparmi della casa alla gestione dell’azienda, che sin dalle origini ha ricevuto la concessione dello Stato, a sua volta garante dei capitali depositati tramite la sua Cassa Depositi e Prestiti.
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Strumenti di gestione del risparmio come il libretto di risparmio postale e i buoni fruttiferi sono divenuti “storici” ma hanno saputo rinnovarsi grazie alla tecnologia che ha consentito ai titolari di acquisire una autonomia sempre maggiore nella gestione. I buoni fruttiferi hanno spesso accompagnato la crescita di un figlio, dato il rendimento trentennale della somma impegnata, la quale viene poi ritirata dal titolare oramai adulto.
Questo ampio tempo di “gestazione” ha talvolta generato una dimenticanza che ha protratto la tenuta del buono ben oltre il termine della scadenza. Ritrovarsi un buono in lire, se sottoscritto poco prima del Duemila, si può ancora oggi – anzi, nel 2023 – riscuotere nella valuta euro. Ma, ricordiamo, dopo dieci anni dal termine di scadenza del rendimento, non più possibile richiedere la restituzione della somma, né degli intessi; sopraggiunge la prescrizione.